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Dai Medici a Rotschild, il rapporto tra banchieri e artisti

MILANO - "Senza il sostegno dei banchieri molte opere d'arte non avrebbero visto la luce": nelle parole del presidente emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli c'è tutto il senso della mostra "Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi", allestita da domani al 26 marzo 2023 alle Gallerie d'Italia a Milano. L'esposizione, a cura di Fernando Mazzocca e Sebastian Schütze con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli, realizzata in partnership con Alte Nationalgalerie - Staatliche Museen zu Berlin e Musei del Bargello e con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Milano, presenta oltre 120 opere di diverse epoche provenienti da musei internazionali come la National Gallery di Londra e il Louvre di Parigi. In mostra autori come Verrocchio, Michelangelo, Bronzino, Caravaggio, Gherardo delle Notti (Gerrit van Honthorst), Valentin de Boulogne Antoon Van Dyck, Angelika Kauffmann, Francesco Hayez, e un inedito di Giorgio Morandi. "La nostra tesi - dice Bazoli - è che, nella stagione in cui si sono affermati i valori democratici, tra cultura e denaro è diventata possibile una reciprocità, non è stata più l'arte a essere influenzata dalla committenza, ma è diventata l'arte stessa a modificare la committenza". E' avvenuta così, dal lato dei banchieri, "la trasformazione, tramite il collezionismo e la filantropia, del capitale economico in capitale sociale e culturale". In questo senso, per Intesa Sanpaolo, "la celebrazione del rapporto tra banchieri e arte rappresenta al meglio la nostra convinzione di fare cultura per essere più compiutamente banca". Un concetto che nella mostra trova compiuta rappresentazione nell'ultima delle 11 sezioni, quella dedicata al banchiere umanista Raffaele Mattioli, protagonista della rinascita economica e culturale dell'Italia del secondo dopoguerra. Grande ammiratore di Giacomo Manzù, Giorgio Morandi e Renato Guttuso, con le sue acquisizioni per la Banca Commerciale aprì la strada ora seguita da Intesa Sanpaolo con il programma pluriennale 'Progetto cultura'. "E' compito di una banca occuparsi di cultura - sottolinea ancora Bazoli - perché solo attraverso la cultura cresce la società civile e, di conseguenza, quella economica. L'arte è quindi una condizione per la crescita della banca stessa, non è generosità ma strategia favorire la crescita civile nei territori in cui la banca opera". "Mattioli - conclude il presidente emerito di Intesa Sanpaolo - avrebbe apprezzato il fatto che abbiamo raccolto parte della sua lezione, trasformando dei bellissimi edifici in musei", come le Gallerie d'Italia di Milano, Torino, Napoli e Vicenza.

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