(ANSA) - FIRENZE, 16 NOV - C'era un pittore ebreo alla corte dei Medici nel '600, caso unico nella storia dell'arte: il fiorentino Jona Ostiglio (1620/1630-1695), ricordato come artista abile e versatile, capace di acquisire importanti commissioni dai granduchi e da potenti famiglie fiorentine, stimato tanto da far parte, nel 1680, della prestigiosa Accademia delle Arti e del Disegno restando di fatto unico membro ebreo fino al '900. L'inedita 'riscoperta' della storia di Ostiglio, per secoli nascosta tra le pieghe della storia dell'arte, la si deve all'ebraista Piergabriele Mancuso e alla storica dell'arte e funzionaria degli Uffizi Maria Sframeli.
Dice Mancuso: "Una serie di opere e documenti sconosciuti attestano l'attività nella Firenze granducale del pittore ebreo Jona Ostiglio, al quale si fa brevemente riferimento per la prima volta in un articolo del 1907 a firma del rabbino, biblista e orientalista Umberto Cassuto". La scoperta è importante non solo per la storia ebraica, ma anche per la storia dell'arte mondiale. Inoltre alcune sue opere mature conservate agli Uffizi, alla villa Medicea di Poggio a Caiano, nella chiesa fiorentina di San Michele in San Salvi e alla Farnesina a Roma da oggi non saranno di Anonimo seicentesco ma porteranno nome e attribuzione di Jona Ostiglio. "Malgrado i limiti imposti dalla Chiesa e dall'Inquisizione, nel '600 i Medici salvarono la vita e le ricerche di Galileo - spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt - e ora apprendiamo che a un ebreo era permesso esercitare la pittura (attività che non rientrava tra quelle permesse ai suoi correligionari), era concesso l'onore di far parte dell'Accademia patrocinata dai granduchi e di ricevere incarichi dalle famiglie nobili più in vista. Certamente è un'acquisizione storica che testimonia l'apertura mentale dei Medici".
Per Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, "siamo di fronte a una scoperta eccezionale che documenta, nella sua rarità, quanto la cultura ebraica abbia contribuito nei secoli alla formulazione delle storie che hanno fatto la nostra nazione, anche in quei periodi, come quello illustrato dalla vicenda di Jona Ostiglio, ancora molto distanti dai concetti di integrazione e di dialogo". (ANSA).
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