Sabato 16 Novembre 2024

Inventarsi un'altra vita. Virginia e quelli di Bloomsbury

Lady Ottoline Morrell, (Dora) Carrington, 1917, National Portrait Gallery, Londra, acquistato con l’aiuto dei Friends of the National Libraries e di Helen Gardner Bequest, 2003 © National Portrait Gallery, London - © ANSA
Lady Ottoline Morrell, Simon Bussy, Vanessa Bell, Duncan Grant, 1922, National Portrait Gallery, Londra, acquistato con l’aiuto dei Friends of the National Libraries e di Helen - © ANSA
George Charles Beresford, Virginia Woolf, 1902, stampa istantanea vintage, 15,2 x 10,8 cm, National Portrait Gallery, Londra © National Portrait Gallery, London - © ANSA
Paul Nash, Musical Group (Madge Lee (nubile Pemberton), John Nash, Rupert Lee, Margaret Nash (nubile Odeh), Paul Nash), National Portrait Gallery, Londra, dono del Paul Nash Trust, 1982 © National Portrait Gallery, London - © ANSA
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Roger Fry Edward Carpenter, 1894, olio su tela, 74,9 x 43,8 cm, National Portrait Gallery, Londra, dono di Roger Fry, 1930 © National Portrait Gallery, London - © ANSA
Vanessa Bell, Leonard Woolf, 1940, olio su tela, 81,3 x 64,8 cm, National Portrait Gallery, Londra, dono di Marjorie Tulip (‘Trekkie’) Parsons, 1969 © National Portrait Gallery, London - © ANSA
Ray Strachey, Vanessa Bell, fine anni ‘20, olio su cartone, 55,9 x 40,6 cm, National Portrait Gallery, Londra, dono di Barbara Strachey (Halpern, già Hultin), 1999 © National Portrait Gallery, London - © ANSA
Stephen Tomlin, Busto di Virginia Woolf, 1953 (da un’opera del 1931), piombo, 40 x 39 cm, National Portrait Gallery, Londra © National Portrait Gallery, London - © ANSA

(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 25 OTT - Cominciò con serate interminabili ogni giovedì in cui ci si poteva confrontare in totale libertà su arte, lavoro, amore, politica. Poi quel cenacolo di intellettuali prese le forme di una comune, in cui donne e uomini sperimentavano forme nuove di convivenza senza vincoli o remore creando scandalo nella Londra all' alba del Novecento.
    Inventarsi un modo di vivere diverso usando la scrittura e le immagini, l'arte come come motore del cambiamento, rompendo con la tradizione e i vecchi schemi sociali. "E' una mostra di cultura e libertà", così Nadia Fusini, grandissima esperta di Virginia Woolf, definisce il racconto curato con Luca Scarlini per Palazzo Altemps che mette al centro della scena l'avventura della scrittrice inglese e della sorella Vanessa, pittrice, alla guida del gruppo di artisti, poeti, pensatori, economisti riuniti sotto il nome del quartiere di Londra in cui avevano la loro base.
    E' costruita su un avvolgente gioco di stanze "Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing life", immersione raffinata nel clima culturale di quegli anni particolari di inizio secolo che il Museo Nazionale Romano ed Electa, con la collaborazione della National Portrait Gallery di Londra, propongono fino al prossimo 12 febbraio. Stanze come i capitoli della vicenda, incentrata sulla casa di Gordon Square 26, in una zona che all'epoca non godeva di buona fama dove le sorelle Stephen con i fratelli Thoby e Adrian si erano trasferite dopo la morte del padre nel 1904 lasciando l'elegante dimora di Kensington. Moderni ed emancipati, aperti alle relazioni senza condizionamenti di scelte sessuali, "Quelli di Bloomsbury" sognavano, come Leonard Woolf, una società senza classi, e gli artisti non più artisti confinati nelle loro torri d' avorio. Tra loro c' erano John Maynard Keynes, che ha rivoluzionato il pensiero economico e posto le basi del welfare state; lo storico Lytton Strachey e, soprattutto, il critico e pittore Roger Fry, figura centrale nel suggerire un altro punto di vista sull'arte e sul modo stesso di crearla. Dalla prima sezione "Una stanza tutta per sé" come il titolo del saggio pubblicato nel 1929 che rese Virginia Woolf una icona del movimento femminista globale, il percorso si snoda tra i dipinti e i ritratti dei protagonisti di questa avanguardia così sui generis, attraversando il capitolo della Hogart Press, la casa editrice avviata mettendo in moto una pressa per stampare in proprio con una veste elegante le loro opere letterarie, i saggi di politica e di psicanalisi. Ecco poi la pagina dei laboratori Omega, un atelier e una bottega di pittura, scultura e fucina di produzione di oggetti, piatti e decorazioni ispirate a una bellezza da utilizzare ogni giorno per rendere più gradevole la vita - attività che durò appena sei anni e si interruppe nel 1919 subito dopo la fine della prima guerra mondiale.
    Il bel catalogo scandisce l'itinerario in modo puntuale soffermandosi sui passaggi di svolta, come il clamore suscitato dalla mostra di pittori contemporanei presentati impropriamente come Post-impressionisti che Roger Fry organizzò nel 1910 mettendo insieme 21 opere di Cézanne, 37 di Gauguin, 20 Van Gogh, Rouault, Picasso e Matisse. L'esposizione voleva stupire ma il risultato andò oltre, i visitatori insorsero contestando il valore dei quadri, alcuni sputarono letteralmente sulle tele.
    Lo scandalo non fece che produrre attenzione e pubblicità tanto che pochi mesi dopo Fry replicò presentando un gruppo di pittori inglesi post-impressionisti e nel 1912 una seconda puntata della mostra-shock. "Sia ben chiaro - osserva Fusini - il circolo Bloomsbury non fu né un movimento con un programma, né una religione con relativo culto, né una cellula di sovversione estremista. A Bloomsbury si scoprì in comunità una nuova dimensione dello spirito e avvenne un miracolo, quello dell' apertura della mente". I Bloomsberries non vanno considerati una avanguardia come quelle che imperversavano nel resto d' Europa.
    "Condividevano un senso profondo della necessità del cambiamento: c'era urgente bisogno di nuovi costumi intellettuali, culturali e politici… Si doveva rompere con le convenzioni e condurre una vita più libera". E se uno degli obiettivi della mostra è il parallelismo con Palazzo Altemps, nato come casa nobiliare nel cuore di Roma e nell'Ottocento sede di salotti letterari di prestigio, i promotori invitano a considerare quanto quella generazione degli Anni Trenta guardasse all' Europa e, in particolare, alla Francia, come alla espressione culturale più alta di quel periodo. Fare, elaborare, mettere in campo energie come segno della voglia di vivere, a questo miravano. "A ognuno doveva essere riconosciuto il diritto di modellare se stessi in libertà", conclude Nadia Fusini. "Perché vivere è tout court un atto di , creazione artistica". (ANSA).
   

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