PHILADELPHIA - Amedeo Modigliani come mai visto prima. Con una mostra unica nel suo genere che mette insieme circa 50 opere provenienti da collezioni di tutto il mondo, la Barnes Foundation di Philadelphia celebra il genio dell'artista italiano (1884-1920) mettendo sotto la lente scientifica la sua produzione artistica.
'Modigliani Up Close' (Modigliani da vicino, ndr) offre una nuova prospettiva sui materiali, i metodi, i contesti e gli stati d'animo che hanno portato alla creazione delle sue opere.
In particolare rivela ciò che si trova sotto la superficie di tanti suoi capolavori e non solo.
La mostra apre il 16 ottobre e rimarrà allestita fino al 29 gennaio del 2023. Coincide anche con il centenario della fondazione, che dal 1922 colleziona le opere più importanti delle epoche impressionista, post impressionista e moderna.
'Modigliani Up Close' è il frutto del lavoro di quattro esperti tra cui due storici e due conservatori e restauratori.
Un team al femminile formato dall'italiana Simonetta Fraquelli, Barbara Buckley, Nancy Ireson e Annette King. Il loro lavoro di studio e ricerca è iniziato nel 2017 dopo una retrospettiva dell'artista alla Tate Modern di Londra.
"Questa mostra - ha spiegato all'ANSA Fraquelli - rappresenta un nuovo modo di guardare Modigliani. Viene considerato il processo di creazione, come sono state fatte le opere, i materiali usati. Si tratta di un approccio scientifico che offre informazioni anche sul contesto in cui l'artista lavorava".
La Barnes possiede in totale 16 opere di Modigliani, si tratta di una delle collezioni più grandi al mondo. La mostra è organizzata in sezioni tematiche e presenta sia dipinti che sculture oltre a nuove scoperte realizzate grazie al lavoro di ricerca di diversi studiosi. Attraverso tecniche analitiche, tra cui la spettrofotometria XRF, una tecnica di analisi non distruttiva che permette di conoscere la composizione degli elementi di un campione attraverso lo studio della radiazione di fluorescenza X, gli studiosi sono stati in grado di svelare aspetti sconosciuti del lavoro dell'artista.
In mostra anche diversi dei suoi famosi nudi, tra cui 'Grande nudo disteso' (1917) sul quale l'analisi ha rivelato l'uso della tela bianca che dà al colore più luminosità, diversamente dai nudi con lo sfondo grigio che dà invece un effetto più scultoreo. "Abbiamo anche - spiega ancora Fraquelli - confermato o sfatato miti su Modigliani. Ad esempio, si diceva che mettesse delle candele sulle teste di alcune sue sculture a mo' di santuario. Effettivamente è stata ritrovata della cera e quindi si tratta di una verità".
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