ROMA - Il museo d'arte moderna di San Paolo in Brasile, capolavoro anni '60 della grandissima Lina Bo Bardi, che lo ha concepito come un monumentale ponte di vetro sospeso da due enormi travi in cemento precompresso dipinte di rosso. I colori pop e le forme giocose che si fondono con l'acciaio delle strutture a vista nel rivoluzionario Beaubourg di Richard Rogers e Renzo Piano a Parigi, il profilo iconico dell'Opera House di Sidney,con il cemento armato che si modella leggero quasi come le vele delle barche gonfiate dal vento nella baia della capitale australiana. Racconta il rapporto affascinante tra l'ingegneria strutturale e l'architettura e poi allarga l'orizzonte alla ricerca e al futuro, all'evoluzione di discipline sempre più compenetrate da tecnologia e digitale la nuova mostra in programma al Maxxi dal 1 ottobre al 10 aprile del 2023.
Enciclopedica e spettacolare, con le foto, i disegni i modelli delle strutture più ardite, ricca di suggestioni, spunti, curiosità anche per il visitatore meno addentro alle tematiche di cui racconta, "Technoscape.L'architettura dell'ingegneria" è anzi negli intenti del museo del XXI secolo qualcosa di più di una rassegna di architettura: "Per noi una mostra manifesto", rivendica la presidente Giovanna Melandri, "in piena linea con uno spirito del tempo che chiede alle arti ,alle scienze e alle sensibilità sociali di collaborare. E' l'approccio di Ursula von der Leyen con il New European Bauhaus, è lo spirito che alimenta anche il nostro progetto del Grande Maxxi".
Un'evoluzione raccontata anche attraverso le installazioni di sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo. Quello che ne viene fuori, fa notare Ciorra, "è quindi un dialogo tra l'ingegneria tradizionalmente intesa e tutte le forme contemporanee di ricerca tecnologica e di ingegneria applicata in mille modi alla costruzione e alla gestione dello spazio, che comunque sta avendo un ruolo molto importante nell'architettura".
Ad accompagnare il percorso principale, anche un focus dedicato alle idee visionarie di Sergio Musmeci, ingegnere strutturista tra i più geniali del secondo Novecento, autore di progetti avveniristici, da quello premiato nel 1969 e mai realizzato per il Ponte sullo Stretto di Messina, con il disegno di un'unica campata lunga 3mila metri, al Ponte sul Basento costruito tra il 1971 e il 1976, dove riuscì a mettere in pratica con un esito ancora oggi felicissimo, le sue teorie sul minimo strutturale.
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