NAPOLI - C'è lui davanti a Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo che scendono gli Champs Elysées rompendo gli schemi del vecchio cinema, lui davanti a Jeanne Moreau che corre per sempre libera sul ponte con Jules e Jim, ed è grazie a lui che possiamo vedere e rivedere il giovane Truffaut filmare affacciato a una finestra, mentre reinventa l'amore a vent'anni.
Lui è Raymond Cauchetier: il suo nome è rimasto praticamente sconosciuto per decenni, eppure i suoi scatti li conoscono tutti. Parigino del dodicesimo arrondissement, Cauchetier è stato in una delle sue tante vite "il" fotografo della Nouvelle Vague.
Arriva a Napoli la prima grande retrospettiva dedicata a Raymond Cauchetier dopo la sua scomparsa nel 2021 a 101 anni.
Dal 14 settembre al 15 ottobre, Palazzo Grenoble, sede dell'Institut Français, rende omaggio al fotografo. La mostra propone venti scatti provenienti dagli archivi custoditi dalla vedova Kaoru Cauchetier che ha accolto con entusiasmo la proposta dell'Associazione Palatine, promotrice dell'evento: "E' un grande onore per Raymond essere presentato a Napoli. Ha sempre adorato l'Italia, considerata come una seconda patria".
Kaoru Cauchetier sarà presente all'inaugurazione e presenterà anche la mostra "Nouvelle Vague 3 (al cubo)" organizzata a Salerno dall'Associazione Tempi Moderni e che sarà inaugurata il 22 settembre.
Cauchetier ha firmato immagini diventate tra le più iconiche della storia del cinema, eppure divenne fotografo di scena per caso. E' stato partigiano poi arruolato nell'aviazione militare francese e inviato in Indocina nel 1951. Di ritorno a Parigi spera di trovare lavoro a Paris Match, si ritrova invece sugli Champs Elysées nell'agosto 1959 accanto a Jean-Luc Godard che comincia le riprese di A bout de souffle. Applica sul set quello che faceva sulle zone di guerra: andare a caccia d'immagini.
Cauchetier mette in scena gli attori, spia i registi. "Godard filmò di spalle Belmondo e Seberg che scendevano gli Champs Elysées. Ma la loro passeggiata, il loro sorriso che regalò a un'epoca quel vento di leggerezza, ribellione e libertà, lo dobbiamo a Cauchetier. Questa mostra è un modo di ringraziarlo" spiega Francesca Pierantozzi, presidente dell'Associazione Palatine.
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