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"Trieste in cucina" tra luoghi, cibi, ricordi e vento

- RITA MAZZOLI E MARINA RACCAR "TRIESTE IN CUCINA" (GUIDO TOMMASI EDITORE, PP. 160, EURO 25) - Dai fusi di suban al gulash, dagli useleti scampai (in realtà bocconcini di vitello) alla supa di pedoci, ovvero le cozze. E' una cucina colorata e multietnica, fra terra e mare, quella che distingue la città di Italo Svevo e si rincorre nel libro Trieste in Cucina, ultima uscita dell'editore milanese Guido Tommasi. Un libro che corre fra terra e mare, nello stretto tratto di costa triestino e in una tradizione in realtà molto più ampia, che approda senza soluzione di continuità in Slovenia e Croazia, quelle che un tempo furono le terre istriane.
    Ma la cucina triestina risente di molte più influenze, da quelle venete della Serenissima a quelle ungheresi e asburgiche.
    Ne risulta un mondo nel mondo della cucina italiana, molto ben raccontato da Rita Mazzoli e Marina Raccar. Un viaggio che tocca anche i luoghi della città che chiamano la piccola Vienna sul Mare. Dal porto, alle osterie del centro attraverso caffè, prosciutti e baccalà, alle sarde fritte. Quante anime ha la cucina di Trieste! E poi gli altri simboli della città, anche quelli che non c'entrano con il cibo. La bora, ad esempio, che sradica gli alberi e fa volare copi e rami come ricordano le autrici e come citava Stenthal scrivendo che "Vento forte è quando hai paura che ti porti via il cappello, Bora è quando hai paura di romperti un braccio". Ci sono anche i piatti da gustare quando il vento è forte o quando il freddo punge jota o pasta e fasoi, immagini e gusti senza tempo di una Trieste che più popolare non si può. (ANSA).
   

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