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Isernia, riapre dopo 4 anni Museo di S. Maria delle Monache

ISERNIA - Un viaggio, anche narrativo, tra due culture: latina e italico-sannitica, attende chi da oggi vorrà visitare il Museo Archeologico Nazionale di Santa Maria delle Monache a Isernia, riaperto dopo 4 anni di lavori. Il curatore scientifico del nuovo allestimento è Adriano La Regina, presidente dell'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte. "Isernia è una città di fondazione romana, quindi di cultura latina, però è cresciuta in un contesto italico-sannitico. Dall'incontro di queste due culture si sono formati i caratteri identitari del Molise moderno".
    L'interazione tra le due culture risulta da dediche e da una serie di documenti archeologici, tra i quali La Regina si sofferma sull'iscrizione bilingue incisa su una tegola, una in latino e l'altra in osco: "A farle sono state due giovani schiave di un'officina laterizia, per gioco hanno inciso una frase su questa tegola. Questo dimostra il bilinguismo del territorio, fra di loro parlavano le due lingue, ciascuna scriveva la sua, ma si comprendevano perfettamente". I lavori, per un totale di 450mila euro, sono stati finanziati con il fondo di sviluppo e coesione, hanno interessato l'intero fabbricato nato nell'Alto Medioevo come convento benedettino, diventato Antiquarium comunale nel 1934, e trasformato in campo d'internamento per zingari e omosessuali dal 1940 al 1943.
    Accanto all'iscrizione bilingue in latino e osco, nel nuovo percorso museale c'è il calco in gesso alabastrino della famosa insegna di L. Calidius Eroticus, proveniente da Macchia d'Isernia, ricavato dall'originale iscrizione lapidea conservata al Louvre e la lastra policroma funeraria raffigurante Mercurio Psicopompo (Hermespsychopompos), rinvenuta a Isernia e conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli che ne ha concesso il prestito.
    L'esposizione isernina comprende, inoltre, graffiti con frasi di incitamento verso i gladiatori Etruscus e Priscus, la colonna di un tempio del III secolo a.C., il ritratto di un gladiatore premiato dopo la vittoria e un Lare danzante proveniente dagli scavi dell'area archeologica sannitica di Pietrabbondante (Isernia), la più visitata in Molise, a cui è dedicata un'intera sezione del Museo. 
   

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