VENEZIA, 18 DIC - Burano è l'isola dei merletti e della case colorate. E' un angolo della laguna di Venezia che da oltre cento anni è punto d'incontro per l'arte e la cultura, spesso all'insegna dello stare a tavola in un ristorante dove le pareti sono fittamente coperte da quadri. Dove vicino a capolavori di Gino Rossi, come Il muto o Case a Burano, o di Umberto Moggioli, Ritratto di bambino, ci sono lavori di Emilio Vedova - con un foglio a quattro mani con Fontana -, Filippo De Pisis, Arturo Martini e di altri artisti internazionali o protagonisti del '900 veneto.
Su questa forma di collezionismo che non parla di musei o gallerie ma di "tavoli e tavolozze", di rapporti tra cinque generazioni di ristoratori, i Barbaro, e il mondo artistico e culturale che da un secolo frequenta il locale, accende un faro la mostra "Le tre stelle di Romano. Burano: arte e storia di un ristorante entrato nel mito", a cura di Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin, promossa dalla Fondazione Querini Stampalia, assieme a Fondazione Berengo, Berengo Studio e Lineadacqua, fino al 6 marzo prossimo, a Venezia.
L'esposizione presenta una selezione, circa un centinaio, delle oltre 400 opere, tutte donate, che nei decenni hanno coperto le pareti del locale, accanto a lettere, testimonianze, fotografie, menù e ricette. Per la prima volta, sono esposti i quaderni, i cosiddetti "Diurnali" o "libri d'oro", che dalla prima metà del '900 in poi, raccolgono le tracce lasciate dagli ospiti.
In 26 libri, su oltre 6.000 pagine, ci sono i segni di un mondo seduto a tavola, dal disegno di Mark Rothko alla tempera di Giuseppe Capogrossi, alle prime tracce del futuro manifesto che segna la nascita dei Fronte Nuovo delle Arti con Vedova e Marchiori, ai ricordi e firme di reali e presidenti, di registi, attori, musicisti. Una lista che va, per ricordarne solo alcuni, da Filippo di Edimburgo a Hemingway, Mirò, Fellini, Maria Callas, Moravia, De Niro, Keith Richards, Starck ad Ai Weiwei.
Lungo le sale, attraverso le sezioni della mostra, si dipana così un intreccio di mondi diversi che, tra gli anni '30 e i '60 è ruotato attorno a Romano, al suo essere ristoratore che lasciava i fornelli per stare accanto agli ospiti in sala. Una storia che, nelle fasi iniziali, ha tra i suoi protagonisti Mario Vellani Marchi, che porta da Romano il mondo milanese che ruotava attorno al Circolo di via Bagutta, o maestri del giornalismo come Orio Vergani.
L'esposizione, secondo capitolo del progetto "tavoli e tavolozze", di fatto racconta, sotto l'angolatura particolare di un "luogo speciale", la storia di un'isola e nel contempo di una forma di collezionismo che unisce arte e cucina. Un connubio che, come ha rilevato Romanelli, aiuta a scrivere, attraverso le collezioni di alcune trattorie e ristoranti lagunari e veneziani, "la storia culturale del nostro Novecento da un inusuale, e tuttavia più che legittimo, punto di vista". (ANSA).
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