Intelligenza artificiale, 3D, device mobili e indossabili, 5G e poi gaming, tecnologie immersive, opere digitale in Ar. E' questo l'orizzonte dei beni culturali, tra mega trend e ambiti in espansione, raccontati dal XII Rapporto Civita "Next generation culture. Tecnologie digitali e linguaggi immersivi per nuovi pubblici della cultura" (ed. Marsilio), realizzato con il sostegno di IGT e presentato oggi al Mann. Un lavoro, racconta il Segretario generale dell'Associazione Civita, Simonetta Giordani, per indagare "quali saranno gli scenari futuri e provare a definire le priorità strategiche perché i musei diventino incubatori, parlino di tematiche 'diverse' e siano sempre più strumenti di coesione sociale". Domande, dice il direttore del Mann Paolo Giulierini, alle quali, alla luce del Pnrr "bisogna dare risposta prima di marzo", evitando anche di portare nel digitale il vecchio errore di "separare tutela e valorizzazione, ovvero catalogazione e fruizione". Ma quanto la pandemia ha mutato i comportamenti dei fruitori di beni culturali e quanto il digitale ci ha "salvato" nei mesi del lockdown? Analizzando le 7.000 risposte del sondaggio online della DG Musei del MiC, racconta il Rapporto di Civita, il 72% dei rispondenti (soprattutto di genere femminile) ha visitato siti o profili social di musei, italiani o stranieri. I contenuti preferiti sono video (76%), foto (56%), conferenze e seminari on line (34%). Al momento, la comunicazione rimane mono-direzionale e con uno scarso grado di interazione: il 73% di chi ha frequentato siti e social dei musei si è astenuto da qualunque tipo di feedback. Quasi 7 su 10 ritengono, tuttavia, che una proposta digitale di elevata qualità potrebbe contribuire al rilancio delle visite in presenza e ben 6 su 10 sarebbero disposti a pagare 3 euro per una visita guidata a distanza in compagnia del direttore o di un esperto a sua completa disposizione.