ROMA - La carica delle ''Wonder Women'' del fumetto americano a Palazzo Merulana. Arte, clima e tematiche sociali filtrate dalla sensibilità e dalla mano delle grandi artiste del genere. Svela un mondo particolare ricco di risvolti la mostra ''Women in Comics'' che lo spazio espositivo privato romano ospita fino all'11 luglio. Curata da Kim Munson e dalla leggendaria Trina Robbins, l' esposizione che documenta con 90 opere il lavoro di 25 artiste ''che hanno fatto la storia del fumetto nordamericano'' arriva - prima volta in Europa - direttamente da New York, promossa dall'Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e co-prodotta da ARF! Festival e Comicon.
Accanto alle tavole di Trina Robbins, icona "militante" del fumetto underground e dell'attivismo femminista che nel 1986 è stata la prima fumettista della storia a disegnare Wonder Woman per una major come la DC Comics, spiccano le opere originali di Afua Richardson e Alitha Martinez (entrambe autrici e attiviste, vincitrici dell'Eisner Award per il loro lavoro su World of Wakanda della Marvel, serie spin-off del già "politico" Black Panther di Ta-Nehisi Coates), di Colleen Doran (che ha disegnato sui testi di sceneggiatori del calibro di Neil Gaiman e Alan Moore), di Emil Ferris, il cui graphic novel La mia cosa preferita sono i mostri (pubblicato in Italia da Bao Publishing) è diventato un successo editoriale di critica e pubblico, premiato con il Fauve d'Or al Festival Internazionale di Angoulême come "Miglior fumetto dell'anno" del 2018 e di Ann Telnaes Premio Pulitzer come vignettista del Washington Post. E ancora: Ebony Flowers (autrice di Hot Comb, considerato da Guardian, Washington Post e Believer uno dei migliori libri del 2019), Trinidad Escobar (fumettista e poetessa filippina di San Francisco, dove insegna al California College of the Arts), Tillie Walden, Joyce Farmer e, solo per questa edizione italiana, anche le tavole di Raina Telgemeier, la fumettista bestseller con le più alte vendite di libri negli USA e nel mondo, vincitrice di cinque Eisner Awards, che nei suoi graphic novel per ragazzi affronta con grande delicatezza le problematiche preadolescenziali.
L' appuntamento di Roma è una vera e propria esclusiva dal momento che la mostra è alla sua seconda uscita dopo il debutto, nel 2020, alla Galleria della prestigiosa Society of Illustrators di New York, l'Associazione professionale fondata da Henry S. Fleming nel 1901 (oggi diretta da Anelle Miller) che, oltre alle mostre, dal 1959 ogni anno, produce e pubblica Illustrators Annual, considerato uno dei più importanti cataloghi di illustrazione del mondo. Quello di Palazzo Merulana, è il racconto di ''una storia di autodeterminazione dei comics nordamericani grazie alle sue 25 protagoniste che, dal fumetto vintage degli anni '50 al graphic novel più autoriale, esplorando temi come amore, sessualità, creatività, discriminazione, indipendenza, attraversa la psichedelia degli anni '70 e del fumetto underground, fino alla scena contemporanea mainstream di Marvel e DC Comics''. "Questa mostra - spiega Kim Munson - è una rappresentazione dell'ampia gamma e diversità delle donne che operano nei fumetti e dei tanti generi in cui stanno lavorando, siano esse memorie personali, storie per bambini, di supereroi, di genere epico/fantasy, o ancora nel graphic journalism e nella grafica editoriale." Letizia Casuccio, direttrice di Coopculture, la cooperativa formata in prevalenza da donne che cura l' attività di Palazzo Merulana, osserva: "Condividiamo e ci riconosciamo nei valori incarnati dalle 25 artiste e dalla loro capacità di farci crescere ed evolvere con la sensibilità del loro racconto e della rappresentazione di temi come l'amore, la sessualità, la creatività, la lotta alla discriminazione e l'indipendenza''.
Dopo i seguitissimi talk in diretta dagli Stati Uniti con le artiste americane, sono in programma cinque incontri in presenza con professioniste del fumetto italiano come Katja Centomo, Lorenza Di Sepio, Annalisa Leoni, Maria Grazia Mirabella e Simona Binni per sottolineare - dice Stefano Piccoli, direttore di Arf! e curatore dell' edizione italiana della mostra - come ''l'affermazione di un'autrice - anche se non esplicitamente schierata in tematiche femministe, di identità di genere, transessualità
in un ambiente storicamente maschile e maschilista come quello dell'editoria a fumetti, sia già essa stessa un grande segno di cambiamento sociale, un atto politico''. (ANSA).