ROMA - Via Condotti, la strada dello shopping nel pieno centro di Roma, surrealmente vuota e silenziosa, sotto l'unico sguardo di tre manichini di una vetrina. I Carabinieri che controllano un'auto, nei giorni in cui per uscire dovevi compilare l'autocertificazione. Un lettino sul terrazzo condominiale che diventa l'unica boccata d'aria permessa. E poi l'immagine forse più potente, che ha fatto il giro del mondo, con Papa Francesco in una Piazza San Pietro deserta, sotto la pioggia, per impartire la benedizione Urbi et Orbi. Su quelle spalle, tutto il dolore del mondo. Sono le immagini con cui i reporter stranieri in Italia hanno mostrato i giorni più bui della "nostra" pandemia sulle testate di tutto il mondo, oggi raccolte in "Lockdown Italia visto dalla Stampa Estera", mostra con il patrocinio del Mibact e promossa da Roma Capitale, fino all'1 novembre, nelle sale dei Musei Capitolini a Palazzo dei Conservatori.
In tutto, oltre 70 scatti di 30 fotografi provenienti da dieci paesi, compresi alcuni corrispondenti italiani delle agenzie Reuters, AP e AFP. Un viaggio nel tempo e nella memoria collettiva, in cui i reporter ricorda la sindaca della capitale Virginia Raggi, sono anche "cittadini che hanno compreso e condiviso con gli italiani i sentimenti di dolore e angoscia e la difficoltà che si stava vivendo. Le foto, oltre a documentare una pagina della nostra storia attraverso l'immediata forza comunicativa delle immagini, saranno un contributo prezioso per custodire la memoria di una tragedia che ha sconvolto la nostra esistenza". "A marzo l'Italia è balzata in cima alle aperture dei telegiornali e sulle prime pagine dei media internazionali", ricorda Trisha Thomas, presidente dell'Associazione della Stampa Estera in Italia.
"Noi corrispondenti - spiega - abbiamo raccontato come gli Italiani hanno affrontato questa crisi senza precedenti con coraggio, disciplina e solidarietà. Queste immagini rendono omaggio a un Paese che con i suoi sforzi ha dato l'esempio al resto del mondo". Correndo da marzo a giugno, la mostra, curata dalla Stampa Estera, parte dal dramma del primissimo periodo della pandemia: le chiusure degli esercizi, le terapie intensive, le bare nelle chiese e i volti sfiniti di medici e infermieri. Il Paese soffre ma resiste compostamente. Quando finalmente torna a uscire, trova un mondo diverso: Piazza Navona, dove nel frattempo è tornata a crescere l'erba, è così vuota che una bimba può andare in monopattino; ad Amalfi in si chiacchiera in piazza, ma a distanza; a Pompei tornano i primi timidi turisti; mentre in Vaticano si prega con i guanti protettivi e persino le Guardie Svizzere al Cancello del Petriano indossano le mascherine. Chiude una sezione dedicata al lavoro dei professionisti del mondo dell'informazione, che sono andati in prima linea per documentare ciò che stava accadendo, anche a proprio rischio e pericolo. Un collage di foto che racconta come i corrispondenti si siano dovuti adattare alle nuove condizioni di lavoro imposte dal lockdown attraverso dirette casalinghe, reportage con mascherina in città deserte, conferenze stampa e interviste online. La stessa Associazione della Stampa Estera in Italia ne ha dato dimostrazione trasferendo molte delle proprie attività sul web, creando una sede virtuale che ha prodotto, nei tre mesi di lockdown, più di 80 incontri sulla pandemia, ma anche sui temi dell'agroalimentare e del mondo del cinema.