Domenica 17 Novembre 2024

Inclusa est flamma, Ravenna omaggia Dante

© ANSA
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 RAVENNA, 27 AGO - I celebri sacchi di Gabriele D'Annunzio pieni di foglie di alloro e decorati da Adolfo De Carolis col motto "Inclusa est flamma" ("la fiamma è all'interno") in omaggio a Dante, a stabilire un parallelo tra la fiamma che ardeva sulla tomba del sommo poeta e la fiamma perenne che veniva custodita presso il santuario di Apollo a Delfi; il modello in bronzo del monumento di Dante a Trento, realizzato da Cesare Zocchi nel 1896; le opere del triestino Carlo Wostry (1865-1943), dal titolo Dante nella pineta e I funerali di Dante. E poi alcune firme, di personaggi illustri e comuni cittadini, lasciate come testimonianza durante la visita al sepolcro di Dante, tra cui gli autografi di papa Pio IX, che trascrisse dei versi danteschi ma non lasciò firma, e di quell'anonima signora fiorentina che chiese perdono al poeta per espiare la colpa di Firenze, quando, cinque o sei secoli prima, venne decretato il suo esilio dalla città natale. Sono alcuni dei pregiati e originalissimi pezzi - tra libri, manifesti, fotografie, dipinti, manoscritti e oggetti d'arte - che impreziosiscono la mostra "Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante", a cura di Benedetto Gugliotta e organizzata dal Comune di Ravenna, dal MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna e dalla Biblioteca Classense per celebrare i 700 anni dalla morte del sommo poeta.
    La mostra, in apertura l'11 settembre alle 17 presso la Biblioteca Classense e prima delle tre che compongono il progetto espositivo "Dante. Gli occhi e la mente" (in programma da settembre 2020 fino a luglio 2021 presso il MAR, la chiesa di San Romualdo e la Classense), è a ingresso libero e resterà allestita fino al 10 gennaio: un'occasione non solo per rendere omaggio all'incommensurabile valore dell'opera dantesca, ma anche per ricordare una pagina della storia ufficiale (nazionale e ravennate), a sua volta legata a tante piccole storie particolari, ancora poco conosciute.
    L'esposizione si configura come un accurato percorso di documentazione storica, che ha il suo fulcro nella rievocazione delle celebrazioni nazionali per il VI centenario dantesco del 1921, inaugurate l'anno prima proprio alla Biblioteca Classense alla presenza dell'allora Ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce. Come documenta la mostra, le celebrazioni del 1921 vennero precedute da altri momenti importanti: nel 1908 furono organizzate per esempio dalla Società Dantesca Italiana le "Feste dantesche", nel corso delle quali si ritrovarono a Ravenna rappresentanti di città e territori allora sotto la sovranità dell'Impero asburgico. Proprio in quell'occasione nacque la Cerimonia dell'olio, con la città di Firenze che offre l'olio destinato ad ardere nella tomba di Dante, sempre come atto simbolico per riparare alla decisione di mandare in esilio il poeta.
    L'esposizione offre anche la possibilità di vedere riuniti per la prima volta insieme due esemplari (uno della Biblioteca Classense, l'altro della storica Casa editrice Olschki) della pregiata edizione celebrativa per i 50 anni dell'Unità d'Italia e a tiratura limitata (solo 306 esemplari) della Divina Commedia, accanto al manoscritto autografo del proemio, scritto da Gabriele D'Annunzio. Infine, tra i pezzi più importanti, anche il manifesto ufficiale del Secentenario, di grande formato (cm 200x150) recentemente restaurato ed esposto a Ravenna per la prima volta dopo il 1921, ottenuto grazie alla collaborazione con l'Archivio Chini di Lido di Camaiore (LU), custode della memoria di Galileo Chini (1873-1956), grande interprete italiano dello stile Liberty. 

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