Un nuovo allestimento con opere della collezione mai esposte prima, come il vassoio in tartaruga, con inserti in madreperla, oro e ottone, ultimo 'regalo' di Giulio Ometto al suo Museo. Un pezzo unico al mondo. Riapre così, dopo il lockdown, la Fondazione Accorsi-Ometto, vera istituzione d'arte di Torino. "Abbiamo creato la Sala Arti del Barocco, un nuovo allestimento e nuove luci, per raccontare e mostrare veri capolavori delle collezioni Accorsi e in particolare Ometto", spiega il direttore del Museo, Luca Mana.
"Il vassoio è stato realizzato a Napoli poco prima della metà del Settecento ed è stato donato da papa Benedetto XIV al marchese Leopoldo del Carretto di Gorzegno e Moncrivello. Ha un valore superiore ai 300.000 euro. La trattativa per acquistarlo l'aveva avviata Ometto, ma non ce l'ha fatta a portarla a termine. Ritorna in Piemonte dopo 150 anni".
Per la prima volta viene esposto anche l'album di disegni dei gioielli dei Savoia-Carignano, risalente al 1720-1730, aperto sulla pagina raffigurante il Grande Collare della Santissima Annunziata, con accanto il Piccolo Collare, della seconda metà dell'Ottocento, appartenuto al conte Luigi Cibrario. "E' stato acquistato a un'asta Bolaffi nel 2011, dove avevano cercato di comprarlo Dolce e Gabbana, ma c'era il vincolo di non portarlo fuori Italia e per questo avevano rinunciato", racconta Mana. Alle pareti della Sala le nature morte, le immagini sacre e i ritratti esposti sono stati scelti per completare il racconto sul significato che l'arte barocca assunse in Europa.
La Fondazione Accorsi-Ometto non si ferma qui, il cammino prosegue all'insegna del "rinnovamento nella continuità". "Stiamo lavorando per realizzare un percorso archeologico sotterraneo, per valorizzare la galleria che collegava piazza Castello con il Po. Sarà pronto entro due anni", annuncia il direttore. "E faremo nuove aule per la didattica scolastica. Vogliamo fare della Fondazione un luogo di aggregazione".
L'ingresso alla Fondazione sarà libero, prenotazione consigliata. Misure di sicurezza da rispettare e, per i visitatori, una guida cartacea di venti pagine che racconta le meraviglie della Fondazione, per ora in italiano, francese e inglese, ma in futuro anche in spagnolo e tedesco. "Faciliterà la visita e sarà un ricordo da portare a casa", sottolinea Mana.