ROMA - La forza delle emozioni, in un'ampia gamma che dall'amore abbraccia la solitudine, dalla gioia arriva alla dipendenza. Ma anche la maestria con cui la materia viene plasmata per veicolare un sentimento che si unisce alle tematiche più attuali del quotidiano. Apre il 27 giugno a Roma la mostra a ingresso gratuito "Eros e sue ombre", personale di Francesca Cesaroni allestita alla Marisa del Re Temporary Gallery Centro per l'arte contemporanea negli spazi di Palazzo Venier, Salita del Grillo 17, fino al 27 luglio. La mostra, a cura di Gianni Mercurio, presenta per la prima volta al pubblico dodici sculture in bronzo - tranne una in resina e una in argilla cruda - che dialogano e si confrontano con fotografie di grande formato sempre realizzate dall'artista.
Tra le opere esposte la scultura dal titolo "Il seminatore", realizzata anche in versione a grandezza naturale, che rappresenta un uomo nell'atto di fecondare la terra. Un percorso che punta sull'impatto emotivo, e che è accessibile solo di sera, dalle 19,30 in poi, proprio per permettere ai contrasti di luce e ombre (negli ambienti espositivi l'illuminazione è rivolta esclusivamente alle opere) di accrescere la forza espressiva dei lavori di Cesaroni: nella mostra appare infatti evidente la volontà dell'artista (psicologa e psicoanalista junghiana, dal 2006 dedita esclusivamente alla pratica artistica) di riflettere sull'Uomo e sul suo mondo interno, e sulle dinamiche relazioni con l'altro da sé. Nelle cinque sale in cui si snoda la mostra (ognuna dedicata a un tema: fragilità, abbandono, fiducia, ossessione e attesa), le sculture rappresentano il suggestivo incontro di corpi che si fondono insieme e si muovono raccontando l'avventura di Eros, mentre alle ombre e ai loro contrasti è lasciato il compito di evocare le zone d'ombra dell'anima. "Eros come simbolo vivo, aperto, dinamico, impregna le sculture in modo tangibile, scoperto, tattile - spiega Francesca Cesaroni - in un gioco delle parti, fra passionalità e irruenza, delicatezza, sogno e rapinosità, si manifesta il dio pagano e rimbalza e gioca fra i doppioni d'ombra, in un mondo arcaico.
Ritorna enigmatico nelle fisionomie ambigue della fotografia, che rivelano il suo insidioso gioco di vertigine, contrappunto d'ombra di ciò che ognuno sa di Eros". (ANSA).