ROMA - Era il 16 giugno 1988, quando nella sua casa di Montepulciano moriva improvvisamente Andrea Pazienza. Trentadue anni, eppure già un genio, creatore con il suo tratto di cult indimenticati come Pentothal, il liceale perfido e amorale Massimo Zanardi, il mensile Frigidaire. A raccontarlo, soprattutto alle nuove generazioni, sarà 'Andrea Pazienza, trent'anni senza', prima (e per ora unica) mostra dedicata quest'anno al trentennale della sua scomparsa, che ARF! Festival e Napoli Comicon portano in esclusiva al Mattatoio di Roma (ex Macro Testaccio) dal 25 maggio al 15 luglio. Una galleria di opere originali, che per la prima volta riesce a riunire in un unico luogo le sue eredità artistiche, grazie alla preziosa collaborazione di tutti i suoi familiari, a cura di Stefano Piccoli e Mauro Uzzeo con la supervisione di Marina Comandini Pazienza e Mariella Pazienza, moglie e sorella del disegnatore. "Pazienza è stato il nostro più grande fumettista, al pari di Hugo Pratt - racconta Piccoli in anteprima all'ANSA - Quando morì io avevo 18 anni e ricordo che piansi: lo amavo come chiunque ami i fumetti. L'idea è farlo conoscere bene anche ai ragazzi di oggi, quelli cresciuti a Manga e videogame, che adorano Zerocalcare, ma che magari 'quel certo Pazienza' non sanno davvero chi sia. Le ultime due mostre che Roma gli ha dedicato risalgono ad almeno dieci anni fa ed erano concentrate soprattutto sul Pazienza pittore e illustratore". L'antologica dell'Arf, invece, dopo gli omaggi a Hugo Pratt nel 2016 e Milo Manara nel 2017, racconterà il suo eclettismo "attraverso il fumetto al 100%". In tutto, 120 opere, a partire da Aficionados e Le straordinarie avventure di Penthotal, "il suo primo fumetto 'famoso', che racconta tutto il '77 bolognese", spiega Piccoli. E poi "tutto Zanardi, con almeno 3-4 tavole da ogni storia". Si va da Giallo scolastico a Verde matematico, Pacco, La prima delle tre, Notte di Carnevale, Cuore di mamma, Cenerentola 1987, Lupi e alcune delle straordinarie pagine di La vecchiezza è una Roma e di Zanardi medievale. E ancora le vignette umoristiche, passando per Tormenta e le caricature disneyane di Perché Pippo sembra uno sballato e La leggenda di Italiano Liberatore, lo spassoso Pertini, le tavole a colori di Campofame o ancora Francesco Stella, le Sturiellet, la poesia dell'incompiuta Storia di Astarte o Il perché della anatre. Fino a Gli ultimi giorni di Pompeo, la graphic novel "che doveva essere catartica per lui e invece finì per essere il suo testamento artistico, con il protagonista che muore di overdose proprio come accadrà a Pazienza" (catalogo Coconino Press - Fandango Libri). Per agli appassionati, oltre a un calendario di incontri che animeranno la mostra ogni mercoledì, anche "rari memorabilia, prove di layout, scritti, sketch e bozzetti dal suo archivio. E una prima copertina di Frigidaire con tutti i suoi appunti di correzione, che racconta lui nella vita redazionale. L'eredità di Pazienza - riflette Piccoli - ha lasciato il segno su un'intera generazione. Dentro ci vedi Gipi, ad esempio. Ma non esiste un 'vero' erede artistico, che ha preso il suo testimone come genere. Nonostante questo, tutti hanno dentro qualcosa del suo segno. Come sarebbe oggi? Mi farebbe paura vederlo alle prese con i social network - sorride il disegnatore - Diciamo che è morto giovanissimo, ma già grandissimo dal punto di vista tecnico. Se già a 32 anni era così consapevole della tavola, eclettico con qualsiasi strumento, velocissimo, come racconta chiunque abbia lavorato con lui, penso davvero che a 62 anni sarebbe irraggiungibile, spaventosamente bravo. Ed è ora che lo scoprano anche i 'pischelli' di oggi".
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