(ANSA) - TRIESTE, 7 DIC - In copertina c'é la foto di un particolare del mosaico paleocristiano de "Il Buon Pastore", tratto dalla splendida pavimentazione della Basilica di Aquileia. L'immagine è la sintesi perfetta di un libro ("Luoghi e storie di gusto nel cuore dell'Europa" - Aviani & Aviani Editori, 185 pagine) che parla di cibo, vino, gastronomia e "cucine", ma anche di arte, cultura e soprattutto territorio.
L'ha pubblicato il coordinamento delle cinque Delegazioni del Friuli Venezia Giulia dell'Accademia Italiana della Cucina per dare il proprio contributo alla valorizzazione della gastronomia e delle tradizioni alimentari e culinarie della regione.
Aquileia - spiega il giornalista Bepi Pucciarelli, che ha curato la pubblicazione insieme a Giorgio Viel e Roberto Zottar - è un simbolo riconosciuto e condiviso da tutte le componenti della popolazione regionale. Inoltre, nel mosaico, insieme oltre al Buon Pastore sono raffigurati elementi che appartengono al mondo dell'alimentazione (i pesci, le anatre, i pavoni, una coppa con chicchi d'uva, ecc.) e - conclude Pucciarelli - la gastronomia e la cultura alimentare del Friuli Venezia Giulia sono,?anch'esse, un mosaico composto da una miriade di tasselli multicolori.
Una diversità?affascinante che e?un patrimonio culturale oltre che gastronomico di una terra al centro dell'Europa, che il libro racconta con dovizia di particolari, curiosità, informazioni e ricostruzioni storiche, attraverso 15 itinerari nei quali la narrazione enogastronomica s'intreccia a quella dell'arte (con le descrizioni di tre storiche dell'arte, Anna Turchet, Carlotta Kovatsch e Cristina De Zorzi) e le splendide immagini del territorio e delle comunità.
Per ciascun itinerario, il racconto è cadenzato dai "prodotti del cuore", dai "piatti simbolo" e dalla "scoperta" dei gioielli d'arte di un territorio ricco di cose buonissime e di cose molto belle e spesso poco conosciute. Si va dai capuzi garbi, alla gubana, all'aglio di Resia, ai grafus del Canal del Ferro, alla Pitina delle Dolomiti friulane, al prosciutto di Sauris, alla rosa di Gorizia, solo per citare alcuni dei prodotti tipici "raccontati" nel libro. Fra i "piatti simbolo" c'é spazio per la porzina, la calandraca e la torta Rigojanci di Trieste, gli scampi in busara, i cjarsons e lo strucolo in straza, sopo per fare qualche esempio. Come per l'arte, dove l'appassionato viene condotto per mano alla scoperta di luoghi e opere di grande fascino e suggestione, spesso lontano dal clamore delle mode e della conoscenza "mordi e fuggi". (ANSA).