Il Mose costruito nella laguna di Venezia è davvero utile soltanto se viene attivato diverse ore prima dell’arrivo dell’acqua alta: lo afferma uno studio internazionale guidato dall’Italia con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che ha sviluppato un nuovo metodo per misurare l’efficacia di questa opera e comprendere anche meglio gli eventi estremi di acqua alta. La ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, è stata condotta interamente da ricercatori italiani e ha l'obiettivo di fornire nuove strategie e soluzioni per mitigare gli effetti dei sempre più frequenti eventi estremi dovuti al cambiamento climatico ed all’aumento globale del livello marino.
La laguna di Venezia è particolarmente vulnerabile agli eventi climatici estremi che possono causare eventi di acqua alta eccezionali e danni significativi, come avvenuto l’ultima volta nel novembre 2019. Per questo i ricercatori guidati da Tommaso Alberti hanno messo a punto una metodologia di diagnostica che consente di anticipare il verificarsi e l'entità degli eventi estremi.
“I nostri risultati indicano che il Mose può fornire un valido supporto per mitigare gli eventi estremi di acqua alta solo se pienamente operativo diverse ore prima del verificarsi di un evento significativo”, aggiunge Marco Anzidei dell’Ingv, co-autore della ricerca che è stata svolta anche grazie al progetto europeo Savemedcoasts2, coordinato dall’Ingv e finanziato dalla Commissione Europea.
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