Siamo di fronte a "una nuova ondata di contagi, con un trend di forte crescita, nel quale da metà maggio l'indice di contagio Rt è aumentato da 0,78 a 1,3, secondo l'ultimo dato aggiornato all'11 giugno": lo ha detto all'ANSA il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook "Coronavirus- Dati e analisi scientifiche".
"E' una crescita confrontabile, per velocità, a quella registrata con l'arrivo della variante Omicron, fra novembre e dicembre 2021", ha osservato. Questo "non ci deve stupire perché siamo di fonte a nuova sottovariante della famigilia di Omicron, della quale alcuni studi hanno accertato che è più trasmissibile rispetto alle sottovarianti precedenti; altre ricerche indicano che gli anticorpi contro le Omicron AB.1 e AB.2 potrebbero non riconoscere la nuova sottovariante Omicro BA.5. Vale a dire - ha osservato il fisico - che chi ha avuto infezione due o tre mesi fa, potrebbe riprendere il virus".
A questa situazione si somma il fatto che "le difese sono ormai completamente abbassate: basti pensare che le mascherine non si utilizzano più, se non sui mezzi di trasporto" ed è perciò "comprensibile che nell'ultima settimana ci sia stato un aumento dei contagi del 60%", ha detto ancora Sestili. Sono "in aumento anche i ricoveri, con un 9% in più nei reparti ordinari e nelle terapie intensive nell'ultima settimana, ma al momento - ha osservato - non destano preoccupazione: non sono proporzionali alla crescita dei contagi". Anche l'ondata di Omicron BA.1 "aveva portato i contagi a livelli altissimi, ma gli ospedali non erano mai andati in sofferenza e i posti occupati nelle terapie intensive erano sempre rimasti sotto ai livelli di guardia", ha rilevato il fisico. Si continua invece a vedere una riduzione dei decessi: "è un dato interessante", considerando che "prima davamo per scontato che anche i decessi sarebbero saliti, ma ora siamo vaccinati".
Un fenomeno nuovo, per Sestili, è il fatto che, "mentre in passato vedevamo gradi differenze territoriali, soprattutto all'inizio di nuove ondate, adesso sembra che tutta l'Italia sia investita in modo uniforme: tutte le regioni, tranne la Valle d'Aosta, hanno un tasso di crescita settimanale di oltre il 50%, in tutte l'incidenza è superiore a 200 casi ogni 100.000 abitanti e soltanto in tre regioni (Valle d'Aosta, Piemonte e provincia autonoma di Trento) è inferiore a 300. Vale a dire che il livello dell'incidenza molto alto ma anche molto uniforme".
Una situazione, questa, che secondo Sestili apre a considerazioni sul modo in cui "è completamente cambiato il modo di fare i test: il molecolare non è più richiesto e si preferiscono i test rapidi e quelli fai-da-te. Questi ultimi - ha osservato- hanno il duplice problema di una sensibilità inferiore, soprattutto rispetto a Omicron, e scarse garanzie che un positivo si auto-denunci. Siamo quindi - ha detto - di fronte a un'enorme sottostima dei casi reali".