Scoperti i resti di un'antica strada e di un molo di età romana sommersi sotto la laguna di Venezia, nel canale Treporti. La loro presenza, individuata grazie alla mappatura dei fondali con un sonar ad alta risoluzione, conferma che secoli prima della fondazione della città di Venezia erano già presenti insediamenti stabili, con un sistema viario percorso da viandanti e naviganti che si spostavano tra l'attuale città di Chioggia e l'antica città di Altino, nella parte settentrionale della laguna.
I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Scientific Reports dai ricercatori dell'Istituto di scienze marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ismar-Cnr) e dell'Università Iuav di Venezia.
A sinistra la ricostruzione della strada romana nel Canale di Treporti nella Laguna di Venezia, oggi sommersa (a destra) (fonte: CNR)
"Abbiamo effettuato la mappatura con il sonar perché volevamo studiare in 3D la morfologia dei canali, altrimenti difficile da indagare a causa della torbidità dell'acqua", racconta all'ANSA la geofisica del Cnr Fantina Madricardo. "Esaminando i dati raccolti, abbiamo notato la presenza di 12 strutture di natura antropica, allineate per oltre un chilometro in direzione nord-est a circa quattro metri di profondità".
Una di queste strutture era già stata oggetto di investigazione da parte di Ernesto Canal (pioniere delle ricerche archeologiche in laguna) e della Soprintendenza nel 1985 che, grazie all'ispezione dei sommozzatori Paolo Zanetti ed Eros Turcato, avevano scoperto alcune anfore e numerosi basoli, le pietre che i Romani usavano per costruire le strade.
Altre pietre simili erano state documentate anche durante un'ispezione del Nucleo Sommozzatori della Polizia nell'estate del 2020.
Un pietra inclinata, affiancata da una pietra quadrata, fotografate nellestate 2020 nel Canale Treporti (fonte: Luca Gagliardi, Nucleo Sommozzatori di Venezia della Polizia di Stato)
"Dopo esserci confrontati con i sub che avevano trovato resti simili negli anni Ottanta e con l'archeologa Maddalena Bassani - continua Madricardo - abbiamo dedotto che avevamo a che fare con agglomerati di basoli che lastricavano una strada romana posta lungo il litorale sabbioso oggi sommerso dal mare".
Più vicino alla bocca di porto del lido, a una profondità di 11 metri, i ricercatori hanno identificato anche altre quattro strutture: la più grande misura quasi 135 metri in lunghezza e fino a 4 metri in altezza. "Potrebbe essere un muro - ipotizza Madricardo - probabilmente una parte di una struttura portuale o di un molo".
Le ricerche ora continuano in collaborazione con gli archeologi e gli esperti della Soprintendenza per capire meglio la natura dei reperti e come la costruzione di grandi dighe come il Mose possa aver influito sul loro posizionamento.
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