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Le spugne di vetro degli abissi ispirano le costruzoni del futuro

Dai segreti delle spugne di vetro’, organismi che vivono negli abissi, arrivano potenziali applicazioni per la progettazione di futuri innovativi aerei, barche e grattacieli: le indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Giacomo Falcucci, dell’Università di Roma Tor Vergata, con Sauro Succi dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e Maurizio Porfiri della Tandon School of Engineering della New York University.
Per la prima volta sono analizzate state le caratteristiche idrodinamiche di questi organismi grazie a simulazioni fatte con uno dei più potenti supercomputer al mondo, il Marconi 100 del Cineca. Per l'Italia ha partecipato alla ricerca anche l'Università della Tuscia

“Le spugne marine Euplectella aspergillum, note anche come Cestelli di Venere, sono degli organismi molto interessanti che vivono ancorati nei fondali oceanici e costruiscono una sorta di scheletro in vetro, usando silice, che contrariamente a quanto ci si possa attendere risulta particolarmente resistente”, ha detto Falcucci all’ANSA. “Finora – ha proseguito – molti studi ne avevano studiato la resistenza, noi invece ne abbiamo analizzato per la prima volta le caratteristiche idrodinamiche, ossia come facciano a resistere alle correnti d’acqua”.


Rappresentazione del campo idrodinamico dentro e fuori la struttura della spugna Euplectella aspergillum, ricostruito grazie ai supercomputer del Cineca (fonte: G., Falcucci, Università di Roma Tor Vergata)

E' emerso così qualcosa di inatteso: grazie al sistema di fori e creste che ne caratterizzano lo scheletro, i Cestelli di Venere riescono a ridurre la resistenza con l’acqua, ossia riescono a farla scorrere limitandone di molto l’attrito e generano all’interno del cestello un ricircolo più efficace per filtrare l’acqua e facilitare lo scambio di gameti nei periodi della riproduzione. “Caratteristiche davvero molto interessanti che, siamo certi, potranno ora trovare applicazioni nella progettazione di nuovi materiali e schemi in barche, aerei o grattacieli”, ha osservato Falcucci.

In pratica in tutte le strutture che in un modo o nell’altro devono ridurre la loro resistenza a un fluido, acqua o aria che sia. Per arrivare a queste conclusioni sono serviti anni di studio necessari a sviluppare i codici per la simulazione software di queste complesse strutture e mesi di lavoro per il potente supercomputer Marconi 100 del Cineca, capace di compiere quasi 32 milioni di miliardi di calcoli al secondo.

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