Sabato 23 Novembre 2024

Robot che crescono come le piante, ecco i plantoidi PODCAST

Barbara Mazzolai e un plantoide (fonte: IIT) - © ANSA
Un plantoide (fonte: IIT) - © ANSA

Robot che crescono, evolvono e si muovono come le piante: sono i plantoidi, il sogno sviluppato in questi ultimi anni da Barbara Mazzolai, vice-direttrice della robotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e ospite della nuova puntata di Dreambot, il podcast italiano dedicato al mondo della robotica.

“Il nostro lavoro – spiega Mazzolai nel podcast – è quello di studiare le piante e in particolare le loro capacità di movimento, di comunicazione e interazione con l’ambiente per poi cercare di replicarne le caratteristiche nel fare i cosiddetti plantoidi, un termine nato in analogia con quello di umanoide, ossia robot simili alle piante”. Biologa con un dottorato di ricerca in Ingegneria dei microsistemi e attualmente anche membro del Scientific Advisory Board del Max Planck Institute for Intelligent Systems, Mazzolai tenta da anni di dar vita a una tipologia di robot completamente nuova, ricerche per cui il sito Robohub l’ha inserita nel 2015 tra le 25 donne della robotica.

 


Barbara Mazzolai e un plantoide (fonte: IIT)

 

Come racconta in questa nuova puntata della seconda stagione di Dreambot, il podcast realizzato da DiScienza, le piante hanno un dialogo costante con l’ambiente e sono in costante evoluzione attraverso la crescita e il movimento. Allo stesso modo fanno i plantoidi: crescono attraverso l’integrazione di nuovo materiale e vengono guidati da stimoli provenienti dall’esterno.

Una delle grandi sfide della robotica dei prossimi anni sarà quella dell’integrazione all’interno degli ecosistemi naturali e della sostenibilità. Ne è un esempio I-Seed, un nuovo progetto che punta a realizzare sciami di piccoli robot ispirati ai semi che possano essere rilasciati su terreni e zone di interesse ambientale per il monitoraggio di parametri chiave come temperature, tasso di inquinamento e fertilità del suolo. “Dobbiamo anche iniziare seriamente a pensare all’impatto che queste tecnologie avranno sull’ambiente”, ha aggiunto Mazzolai. “Oggi siamo circondati di strumenti tecnologici che invecchiano troppo presto e si trasformano in spazzatura molto inquinante e difficile da smaltire. Non possiamo studiare l’ambiente e poi contaminarlo: l’elettronica sostenibile è di certo una sfida molto difficile ma dobbiamo assolutamente affrontare il problema”.

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