I robot potrebbero diventare i nostri 'grilli parlanti': progettati per sostituirsi alla nostra forza di volontà, in futuro potranno frenare i nostri comportamenti più istintivi, ammonendoci ed esortandoci a compiere azioni virtuose. A tratteggiare questo scenario da fantascienza è Paolo Gallina, docente di meccanica applicata all'Università di Trieste, nel suo ultimo libro 'Un robot per vincere le tentazioni' (Edizioni Dedalo, 224 pagine, 17 euro).
Per secoli l'uomo ha congegnato macchine per migliorare la propria vita, progettandole per aumentare il piacere o diminuire il dolore. Negli ultimi anni, però - spiega Gallina - si è aperta una terza via: quella delle macchine antiedonistiche, progettate per impedirci di soddisfare un piacere immediato e istintivo al fine di ottenere un beneficio più a lungo termine. Grazie alle nuove tecnologie ne sono state realizzate di molti tipi: dalle app che bloccano la connessione Internet per evitare distrazioni durante il lavoro fino alle piattaforme web che permettono all'utente di fare un contratto con se stesso, impegnando una somma di denaro che può essere riscattata solo una volta raggiunto l'obiettivo prefissato.
Permettere alle macchine di limitare la nostra libertà solleva molte questioni di natura etica sottolinea Gallina - e impone l'adozione di norme chiare. La questione si farà sempre più impellente quando la miniaturizzazione dei sensori, l'intelligenza artificiale e la rete 5G renderanno queste macchine sempre più presenti nella nostra vita. L'impianto domotico di casa, per esempio, potrà comunicare con le app che verificano l'attività fisica, mentre i sistemi di intrattenimento come potranno interagire coi dispositivi che monitorano i nostri bioritmi. Sono allo studio anche nuovi sensori che permetteranno di anticipare le intenzioni delle persone, in modo da bloccarle prima che compiano un'azione invece che intervenire dopo, aggiunge l'esperto. La vera svolta, però, arriverà quando le macchine antiedonistiche saranno implementate nei robot umanoidi, che con il loro aspetto antropomorfo suscitano più empatia e coinvolgimento emotivo.