La scoperta delle onde gravitazionali è stata annunciata nel febbraio 2016 con un cinguettio, ma questo suono non è lunico nello spazio: una nuova tecnica permette di ascoltare la voce dei buchi neri durante le catastrofiche collisioni con cui si fondono nelle loro frequenti carambole cosmiche.
È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Physical Review X. Messo a punto da Eric Thrane e Rory Smith dellUniversità australiana Monash, il metodo è basato su complesse simulazioni con un nuovo supercomputer dellUniversità australiana di tecnologia Swinburne. Per gli studiosi è fondamentale ascoltare la voce dei buchi neri, invisibili per definizione. La loro attrazione gravitazionale, infatti, è talmente forte che niente può sfuggire al loro abbraccio, compresa la luce.
Secondo gli autori, lascolto della loro voce permetterà in futuro dindividuare molti buchi neri rimasti finora sconosciuti. Recenti studi dimostrano, infatti, che le collisioni tra coppie di questi voraci cannibali cosmici sono molto più frequenti del previsto.
I ricercatori australiani, coinvolti nella scoperta delle onde gravitazionali premiata nel 2017 con il Nobel per la Fisica, pensano che ogni anno ci siano circa 100.000 eventi cosmici che generano onde gravitazionali troppo deboli per essere ascoltate con gli esperimenti terrestri, malgrado la loro estrema sensibilità. La loro tecnica mira proprio a intercettare questi sussurri perduti nel cosmo. La nostra speranza - ha concluso Eric Thrane, uno dei coordinatori della ricerca - è perfezionare questa tecnica per potere un giorno arrivare a sentire anche la voce delle onde gravitazionali emesse dal Big Bang.