(ANSA) - ROMA, 03 AGO - Dall'Austria all'Ungheria, attraversando la Slovacchia, per un totale di 600 km: è la "Discesa a remi del Danubio", regata internazionale ed inclusiva alla sua quinta edizione, che si è conclusa ieri con un altro successo anche per l'Italia. Il percorso, da Schlögen a Budapest, è stato infatti completato dalle 4 barche da 8 con timoniere divise in due gruppi, con a bordo anche atleti diversamente abili, seguite nel tragitto su 2 motoscafi dagli organizzatori e dai tecnici dello staff. Per l'Italia era presente il Circolo Canottieri 3 Ponti (CC3Ponti) di Roma, affiliato alla Fic-Federazione Italiana di Canottaggio, che ha ideato e organizzato la manifestazione con il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale. Ad affiancare gli atleti master (over 55), erano a bordo anche vogatori diversamente abili: Ludovica Tramontin, Luca Agoletto e Daniele Stefanoni del Circolo Canottieri Aniene, l'atleta ipovedente Marco Carapacchio del Circolo Canottieri 3 Ponti e i due canottieri austriaci, anch'essi ipovedenti, Nathalie Podda e Michael Supper del Donauhort Ruderverein di Vienna. Ha preso parte alla seconda parte della regata da Vienna a Budapest, con il consueto entusiasmo, l'atleta del Pararowing (il canottaggio praticato da persone con disabilità fisiche, sensoriali o intellettive) del Cc3Ponti, Daniela De Blasis, alla sua seconda esperienza al timone sul Danubio. Tra gli accompagnatori Florian Kremslehner, Richard Sellinger e Eszter Hauer. La gara è stata di indubbia difficoltà, per la grandezza del fiume, le sue correnti, le numerose chiuse, l'interazione con le tante navi che lo percorrono, l'imprevedibilità di un "avversario" instabile come il tempo.
"Se l'acqua ha una memoria - si legge in una nota del Cc3Ponti - quella del Danubio ricorda, anno dopo anno, di agevolare la caduta, tra le atlete e gli atleti partecipanti alla Discesa, di tutte le barriere: linguistiche, anagrafiche, fisiche, legate alla storia personale o agli eventi occorsi a ciascuno. Gli equipaggi hanno imparato a conoscersi, riconoscersi e supportarsi dando vita a performances brillanti dal punto di vista del superamento della fatica e di un crescente perfezionamento tecnico. Semplicemente passando, mentre remano e affrontano insieme ostacoli in barca e fuori, dall'inclusione ad una relazione, benefica per tutti". (ANSA).
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