Chi soffre di parodontite può iniziare o continuare il trattamento con i farmaci per proteggere le ossa e prevenire le fratture causate, per esempio, dall'osteoporosi. Il rischio di effetti collaterali a carico delle ossa della bocca che possono verificarsi con queste terapie può essere infatti drasticamente ridotto con controlli e apposite procedure preventive. È l'indicazione che arriva da un documento congiunto della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia e della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia pubblicato sul Journal of Orthopaedics and Traumatology.
L'osteoporosi colpisce circa 5 milioni di italiani, nell'80% dei casi si tratta di donne. Chi soffre di questa condizione ha un rischio di fratture più elevato. I farmaci anti-riassorbimento osseo possono ridurre le probabilità che si verifichi questa eventualità. "Tuttavia, i pazienti che assumono questi medicinali hanno un aumento del rischio di sviluppare una complicanza orale come l'osteonecrosi delle ossa mascellari indotta da farmaci: si tratta di una seria complicanza locale che non mette a rischio la vita, ma che può comportare gravi problemi dal punto di vista estetico e funzionale", spiega il primo firmatario del documento Luca Landi, già presidente della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia.
Le persone affette da parodontite sono tra coloro che possono essere considerate più suscettibili di sviluppare l'osteonecrosi delle ossa mascellari correlata a farmaci: "la parodontite è una malattia infiammatoria cronica che influenza la salute sistemica ed è la causa principale della perdita dei denti. Poiché l'estrazione dei denti è spesso l'evento che può scatenare l'insorgenza di questa complicanza la presenza di infiammazione non fa altro che aumentare le probabilità di sviluppare l'osteonecrosi pur rimanendo quest'ultima un'eventualità poco frequente", continua Landi.
Finora le indicazioni presenti a livello internazionale non si sono occupate in modo specifico del paziente affetto da parodontite, malattia che colpisce in Italia circa il 50% della popolazione adulta con circa 3 milioni che hanno il rischio imminente di perdere i denti ma, soprattutto, non è stata sottolineata abbastanza la necessità di coinvolgere i diversi specialisti per avere un approccio integrato nel trattamento di questi pazienti.
"Questo documento ha lo scopo di informare sia il medico prescrittore sulla condizione orale del paziente candidato alla terapia con anti-riassorbitivi, che l'odontoiatra sulla necessità di non interrompere le cure per l'osteoporosi ma di intensificare il controllo della infiammazione delle gengive e infine di rassicurare il paziente sulla efficacia e sicurezza dei farmaci anti riassorbitivi a patto che venga raggiunta e mantenuta una salute orale- dice la professoressa Maria Luisa Brandi coordinatrice per la SIOT di questo lavoro -. Per questo il coinvolgimento di due società scientifiche è così importante".
Il documento, dopo un'analisi della letteratura scientifica, "ha identificato le pratiche che devono essere messe in atto sia dal prescrittore sia dall'odontoiatra quando si rende necessario prescrivere un trattamento anti-riassorbitivo a pazienti con parodontite o in circostanze particolari come l'estrazione di un dente o l'inserimento di un impianto osteointegrato", continua Landi. "In tal modo è possibile garantire la protezione dalle fratture in tutta sicurezza".
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