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Curare la parodontite, malattia di natura infiammatoria che coinvolge le gengive e mette a rischio la tenuta dei denti, potrebbe aiutare a ridurre i fenomeni infiammatori cronici nei vari distretti dell'organismo, potenzialmente riducendo di conseguenza anche il rischio di malattie a vari livelli, ad esempio di patologie cardiovascolari. È quanto suggerito da un lavoro pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology e coordinato dal Francesco D'Aiuto, socio attivo della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia e professore di Parodontologia presso la UCL Eastman Dental Institute di Londra.
Lo studio, basato sulla revisione critica di una vasta mole di dati clinici precedentemente pubblicati, dimostra che curando la parodontite si riducono i livelli ematici di una proteina - la Crp o proteina C reattiva - usata per misurare lo stato infiammatorio dell'organismo, già da tempo in uso ad esempio negli esami del sangue per vedere se c'è un'infiammazione in corso. La riduzione osservata in questo studio è importante perché è equivalente a quella che si può ottenere dopo interventi tradizionali sullo stile di vita o con farmaci antinfiammatori. "Questa metanalisi - sottolinea D'Aiuto - è la prima a dimostrare in maniera incontrovertibile che la parodontite causa un aumento della proteina C-reattiva e che la condizione è reversibile, cioè che curando l'infiammazione gengivale, i livelli ematici della CRP si riducono sensibilmente".
Attualmente, spiega D'Aiuto, con i metodi di alta sensibilità si possono misurare valori di proteina C reattiva anche tra 1 e 3 milligrammi per litro e i clinici che si occupano di malattie croniche su base infiammatoria ritengono che, proprio in questo range di valori, la CRP sia importante per accelerare l'insorgenza di malattie croniche su base infiammatoria come l'Alzheimer o il diabete. Più in generale l'infiammazione generalizzata dell'organismo (sistemica) è implicata nell'insorgenza e nella progressione di diverse malattie croniche come quelle cardiovascolari, spiega D'Aiuto. Vi sono ormai diverse evidenze scientifiche del fatto che la parodontite sia un potenziale fattore scatenante dell'infiammazione sistemica. Questo studio, spiega l'esperto, si è posto come obbiettivo quello di valutare in modo esaustivo tutte le prove sugli effetti del trattamento della parodontite sull'infiammazione sistemica misurata attraverso i livelli di proteina C-reattiva (CRP) nel sangue. Sono state utilizzate sei banche dati elettroniche per identificare e selezionare articoli pubblicati sull'argomento. In tutto sono stati rianalizzati i dati di ventisei studi clinici controllati e randomizzati che coinvolgevano complessivamente 2579 partecipanti i cui livelli di CRP erano stati misurati a 6 mesi o più dal trattamento.
Ebbene, è emerso che il trattamento della parodontite ha ridotto la concentrazione ematica di CRP di 0,69 milligrammi per litro (mg/L) dopo 6 mesi. Risultati simili sono stati osservati nei partecipanti con altre malattie oltre alla parodontite (per esempio il diabete).
"Abbiamo riscontrato le riduzioni maggiori nei partecipanti con concentrazioni iniziali di CRP maggiori di 3 mg/L", sottolinea l'esperto. Inoltre, si è visto che il trattamento della parodontite riduce i livelli sierici di CRP (fino a 6 mesi di monitoraggio) in modo significativo, afferma D'Aiuto, in misura equivalente a quella osservata dopo interventi tradizionali sullo stile di vita o con farmaci antinfiammatori. "Il nostro studio, inoltre, supporta l'esistenza di un'associazione di causa ed effetto tra parodontite e infiammazione sistemica - conclude - sarebbe interessante valutare con studi futuri se al decrescere dei livelli di CRP dopo un trattamento parodontale si riduca anche il rischio di complicanze delle malattie croniche come eventi cardiovascolari".
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