"Faccio parte del fair play perché sono un tipo corretto e mi piace assaporare l'amore, l'affetto, la cura dell'intimità tra gli esseri umani, e i diritti umani sono il punto di partenza di Tommie Smith". Lo ha affermato lo stesso Smith, medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1968 sui 200 metri, a margine della cena di gala del premio internazionale Fair Play Menarini oggi a Firenze. Smith, insieme al compagno di squadra John Carlos arrivato terzo in quella gara, è entrato nella storia per il gesto del pugno chiuso, sul podio, contro la discriminazione razziale.
"Ho corso in 19'83 - ha ricordato -, poi Pietro Mennea ha battuto il mio record nel 1979: è ancora un mio amico, non importa dove sia, Dio l'ha portato via qualche tempo fa ma è un grande amico. Io sono qui a parlare di lui come se fosse qui, perché è uno dei miei migliori amici, ma fa parte del fair play come me".
L'atletica leggera, ha aggiunto il campione statunitense, "è un'identità competitiva che comprende molte persone, perché l'atletica leggera ha così tante entità individuali al suo interno, come il salto in lungo, il salto triplo, il salto in alto, lo sprint e i pesi: quindi sono qui per celebrare il fair play agli occhi degli esseri umani, perché questo è il fair play per me".