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Tumore al polmone, evitabili 4 casi su 5

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati quasi 44 mila casi di tumore al polmone; almeno l’80% sono evitabili perché correlati alla dipendenza da fumo. È uno dei dati sottolineati nel corso della presentazione della campagna ‘Respiro Impatto Zero - Aria nuova nei polmoni della next generation’, promossa da Msd con il patrocinio di WALCE - Women Against Lung Cancer in Europe.

“Il fumo di sigaretta resta il fattore di rischio principale, sebbene vi siano sicuramente altri fattori noti, tra i quali l’inquinamento ambientale, l’esposizione lavorativa a fattori cancerogeni, il radon”, spiega la presidente WALCE Silvia Novello, professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università di Torino e responsabile SSD Oncologia Polmonare all’AOU San Luigi Gonzaga.

Smettere di fumare abbatte progressivamente il rischio di sviluppare un tumore del polmone nel corso dei 10-15 anni successivi al momento della cessazione. Ancora meglio, però, è non iniziare affatto. “È fondamentale intervenire prima che queste abitudini diventino radicate o nelle prime fasi in cui queste iniziano a divenire parte della vita quotidiana dei ragazzi”, aggiunge Novello.

Se gli stili di vita restano fondamentali per prevenire il tumore al polmone, da qualche anno stanno emergendo strategie di diagnosi precoce. A inizio 2022, per esempio, è stato avviato il programma di screening della Rete Italiana Screening Polmonare (RISP). “Finanziato dal ministero della Salute e promosso dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, il progetto nasce con l’obiettivo di implementare in Italia lo screening del tumore polmonare con l’utilizzo della TC spirale a bassa dose”, spiega Novello. Al momento si tratta di uno studio che vuole verificare l’efficacia di questa strategia ed è rivolto a circa 10.000 persone ad alto rischio, tra i 55 e i 75 anni, forti fumatori o ex-fumatori. “La prevenzione secondaria ha fra i suoi obiettivi quello di identificare precocemente la malattia, quando questa è ancora candidabile a una resezione chirurgica radicale. Oggi circa un quarto dei pazienti viene diagnosticato in questo stadio di malattia, che è l’unico per cui si possa realmente parlare di ‘guarigione’ e non solo di cura”, conclude Novello.

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