Contro la leucemia mieloide acuta, aggressivo tumore del sangue che colpisce in Italia circa 3600 persone ogni anno con la più alta incidenza negli over 65, arriva un'efficace terapia di mantenimento che riduce il rischio di recidive. L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha infatti approvato la rimborsabilità del farmaco orale azacitidina come terapia di mantenimento in pazienti che abbiano conseguito una remissione completa della malattia e non siano candidabili al trapianto di cellule staminali.
Dopo la risposta iniziale, sottolineano gli oncologi, in circa il 50% dei casi la malattia recidiva entro un anno ed il rischio è alto specialmente per le persone non eleggibili al trapianto. La terapia di mantenimento, successiva alla chemioterapia intensiva, ha dunque un ruolo importante ed i risultati del nuovo farmaco indicano che nelle persone trattate la sopravvivenza globale è superiore a due anni e raddoppia quella libera da recidiva. Nello studio internazionale Quazar aml-001, pubblicato sul New England Journal of Medicine e che ha arruolato 472 pazienti, afferma Fabrizio Pane, direttore dell'Unità Operativa di Ematologia e Trapianti di Midollo all'Università Federico II di Napoli, "la sopravvivenza globale mediana era superiore a due anni (24,7 mesi) nei pazienti trattati con azacitidina rispetto a 14,8 mesi con placebo. Anche la sopravvivenza libera da recidiva è risultata più lunga e ha raggiunto 10,2 mesi rispetto a 4,8 mesi del braccio di controllo".
Grazie quindi "all'approvazione della rimborsabilità di azacitidina da parte di Aifa, cambia radicalmente l'orizzonte di cura. Disporre di un'efficace terapia di mantenimento - rileva - significa poter offrire a questi cittadini un farmaco in grado di prolungare la sopravvivenza con una buona qualità di vita".
"La disponibilità di terapie innovative riapre il capitolo della terapia di mantenimento, per la quale l'interesse era scemato - spiega Adriano Venditti, direttore dell'Ematologia all'Università di Roma Tor Vergata -. Con azacitidina, la terapia di mantenimento ricomincia ad avere un ruolo importante, non solo per i pazienti anziani. Vanno infatti considerate anche le persone più giovani, in cui l'eleggibilità alla chemioterapia intensiva non implica necessariamente - conclude - la candidabilità anche al successivo trapianto di cellule staminali".