Venerdì 15 Novembre 2024

Quanto spesso devo fare la seduta di Igiene orale?

Gianluca Vittorini Orgeas, membro della Commissione dedicata SIdP - © ANSA

A tutti noi sarà capitato direttamente o indirettamenta di imbatterci in questo interrogativo relativo alla frequenza con cui è necessario rivolgersi all’ambulatorio odontoiatrico di riferimento, per eseguire una seduta di igiene orale. Prima di individuare la risposta appropriata, è obbligatorio sottolineare come le diverse procedure tecniche necessarie all’esecuzione della pulizia dei denti, se correttamente attuate con appropriati strumenti, non sono assolutamente dannose per l’integrità delle strutture anatomiche del cavo orale anche se ripetute con frequenza. Premesso questo, dobbiamo evidenziare come il timing in questione non sia univocamente determinato e valido in maniera universale, ma sia, in effetti, variabile in base a molteplici fattori; se infatti è ormai di pubblico dominio il principio corroborato da importanti studi di revisione della organizzazione Cochrane, secondo il quale è necessario eseguire un check up odontoiatrico 2 volte l’anno per uno screening generale della salute orale e della carie, lo stesso non può dirsi per la prevenzione dell’insorgenza o della recidiva delle malattie gengivali e parodontali. La diffusione e l’importanza di questo secondo scenario non devono essere sottovalutate: una recente indagine demoscopica eseguita per conto della Società Italiana di Parodontologia ed Implantologia (SIdP), su di un campione di 2.002 italiani, di età compresa tra i 35 e i 74 anni, ha evidenziato infatti come l’82% degli intervistati abbia lamentato sintomi di natura gengivale a seguito dei quali il 60% si è rivolto all’odontoiatra di fiducia. Pertanto è evidente come tali patologie odontoiatriche abbiano un’incidenza non trascurabile e di conseguenza, la seduta di igiene orale, dopo una corretta e accurata fase diagnostica, rappresenta un momento/step fondamentale sia nella loro articolata terapia attiva che nella relativa prevenzione dell’insorgenza o delle recidive nel tempo; essa pertanto costituisce un intervento terapeutico vero e proprio, non un trattamento cosmetico o estetico, e di solito richiede appuntamenti da 45 a 60 minuti minimo, per potervi includere valutazione e monitoraggio della salute sistemica e parodontale del paziente, controllandone l’efficienza nel controllo del biofilm batterico, ripetizione e rafforzamento delle istruzioni relative alle manovre domiciliari di igiene orale, motivazione a un costante ed efficace controllo dei fattori di rischio modificabili delle malattie gengivali e parodontali, rimozione meccanica professionale della placca batterica e del tartaro sopragengivali (PMPR) e strumentazione subgengivale, localizzata nelle zone che ne necessitano. Una seduta di igiene orale cosi strutturata, secondo le recenti linee guida adattate dalla SIdP e recepite dal Ministero della Salute, non deve rappresentare però un evento sporadico ma venire inserita in un approccio sistematico chiamato Terapia Parodontale di supporto, costituito da una sequenza di appuntamenti di recall che si succedono nel tempo ad intervalli ben precisi, personalizzati in base alle esigenze del paziente, soprattutto relativamente al suo profilo di rischio. Conseguentemente iniziamo a comprendere come non esista effettivamente una risposta univoca alla nostra domanda iniziale: il corretto timing per la

seduta di igiene orale varierà da paziente a paziente, a seconda della diagnosi iniziale e in funzione dei relativi fattori di rischio; pertanto sarà l’odontoiatra a stabilire il corretto intervallo tra un appuntamento di richiamo e il successivo, valutando parametri quali il sanguinamento gengivale, la presenza di tasche parodontali profonde, il rapporto tra perdita ossea subita ed età, il diabete o altre malattie sistemiche, il fumo di sigaretta. Nello specifico, le sopracitate linee guida ministeriali ci suggeriscono che il range di questi intervalli può oscillare generalmente tra i 2-4 recall all’anno, all’interno di una sequenza pianificata ad hoc, cioè disegnata sulla base non solo del profilo di rischio del paziente, ma anche della sua capacità di controllare domiciliarmente l’infiammazione tissutale superficiale, rimuovendo efficacemente il biofilm batterico mediante il corretto impiego quotidiano di presidi come lo spazzolino elettrico, il filo e gli scovolini interdentali.

leggi l'articolo completo