Nel 2019 il 51% degli italiani è andato almeno una volta dal dentista e il 92% ha pagato per intero la prestazione, generando "nelle famiglie un esborso superiore a 8 miliardi di euro". Di contro, l'importo impiegato per le cure dentistiche dal Servizio sanitario nazionale "è di circa 85 milioni di euro annui", ovvero la quota a carico del Servizio sanitario nazionale supera di poco l'1% del totale.
Numeri che rendono "l'accesso drammaticamente determinato dalle condizioni socio-economiche invece che dall'effettivo bisogno di assistenza". Lo rileva il documento del Consiglio Superiore di Sanità (Css) "Revisione dell'accesso alle cure odontoiatriche nel SSN", che invita a "un'espansione della copertura pubblica per l'assistenza odontoiatrica".
Dopo la significativa riduzione osservata nel 2020 a causa del Covid, i dati 2021 "mostrano un'immediata ripresa dei livelli pre-crisi". Dall'igiene dentale agli impianti, passando per le dentiere, la spesa privata dal dentista rappresenta assieme a quella per l'acquisto di farmaci la principale componente (21%) delle spese sanitarie private. Essendo "in larga parte esclusa dalla copertura assicurativa pubblica - rileva il Css - l'accesso a queste cure è soggetto a un'importante barriera all'ingresso": tanto che, nelle fasce più povere, meno del 40% degli over 15enni ha avuto una prestazione dal dentista a fronte di oltre il 61% nelle fasce più ricche.
D'altra parte, "la limitata copertura prevista dai Livelli essenziali di assistenza (Lea) fornisce una rete di sicurezza per una percentuale irrisoria di popolazione".
Le cure odontoiatriche pubbliche consistono, infatti, in circa 3,7 milioni di prestazioni ambulatoriali, pari allo 0,07% della spesa sanitaria pubblica complessiva (127 miliardi nel 2021), con le regioni meridionali che vedono una quota maggiore di spese dentistiche coperta dal pubblico. Il Css propone diverse strade per un'espansione della copertura pubblica delle cure odontoiatriche, tra queste "un allargamento dei criteri e delle condizioni di erogabilità previste dai Lea per l'accesso alle prestazioni".
In questo senso, sarebbe "opportuno rivedere e integrare gli attuali criteri di individuazione della condizione di vulnerabilità sanitari e sociale". Infine il Css punta il dito contro "una carenza di programmi di promozione della salute oral"e, che fa sì che "pochi i cittadini che, pur avendone diritto, sono a conoscenza della sussistenza dei Lea odontoiatrici. Occorrerebbe dunque, una maggior campagna di comunicazione e di sensibilizzazione delle categorie più fragili".
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