Il Long Covid non colpisce solo le persone, ma un po' tutta la sanità italiana che, tra liste d'attesa, difficoltà a recuperare screening e ricoveri persi, soffre ancora il peso dei postumi del Sars-Cov-2. Nonostante nel 2021 ci sia stato un recupero, i livelli delle prestazioni sono lontani dai livelli del pre Covid: il volume di ricoveri urgenti conferma un -13% rispetto al periodo pre-pandemia, con 900 mila ricoveri persi snel 2020 e nel 2021. E' quanto emerge dal 20/mo Rapporto sull'attività ospedaliera in Italia 'Ospedali&Salute', presentato dall'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), ma "la doppia anima pubblica e privata della nostra sanità può costituire una chiave di volta per superare le disuguaglianze che persistono a livello territoriale", secondo il ministro della salute Orazio Schillaci".
Il rapporto mostra come "ai ritardi 'ordinari' pre-pandemici, si aggiungono quelli 'straordinari' del 2020 e quelli provocati da un urto pandemico che stenta a esaurirsi". Per i ricoveri programmati, c'è una ripresa, ma i livelli sono ancora al -16% rispetto al 2019. Anche per le prestazioni di specialistica ambulatoriale, i volumi di attività restano fortemente al di sotto dei valori pre-Covid, con variazioni 2019-2021 che raggiungono il -70% in Basilicata e -46% nella P.A. di Bolzano. La conseguenza è che in Italia, la spesa privata, o out-of-pocket, dei cittadini per curarsi continua a crescere ed è aumentata dai 37,3 miliardi di euro del 2017 ai 38,5 miliardi del 2021. "Il Servizio sanitario nazionale - ha detto Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop - soffre ancora del long Covid. I volumi di attività e la qualità delle cure non sono tornati ai livelli pre-Covid né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti". Proprio l'ospedalità privata può dare un contributo importante ma è ancora penalizzata: se i posti letto ospedalieri accreditati sono per il 70% in strutture pubbliche e per il 30% in quelle private, la spesa ospedaliera è destinata per l'88% alle strutture pubbliche e solo per il 12% alle private accreditate. Ripensare un modello organizzativo per il governo delle liste d'attesa, è quanto suggerito dal direttore generale dell'Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali (Agenas), Domenico Mantoan. "In Italia - ha detto - abbiamo tre posti letto ospedalieri per mille abitanti, uno dei numeri più bassi in Europa. Lo scorso anno sono stati assegnati 500 milioni per il recupero delle liste d'attesa ma 300 non sono stati spesi dalle regioni", perché "il pubblico è ingolfato, anche per mancanza di medici e difficoltà organizzative. Servono Cup unici regionali per prenotare sia nel pubblico che nel privato, altrimenti non avremo il polso del reale fabbisogno". Per ridurre le liste d'attesa, ha ricordato Schillaci, "il provvedimento Milleproroghe proroga gli strumenti a disposizione delle regioni per superare le liste d'attesa. La norma permette di utilizzare lo 0,3% del fondo sanitario per avvalersi di prestazioni in convenzione con strutture private".