Venerdì 15 Novembre 2024

Cosa sono i radioligandi e come funzionano

Il direttore medico Novartis Company Dott.ssa Elena Sirtori - © ANSA

Un radioligando è composto da due elementi: una particella radioattiva che rilascia radiazioni terapeutiche che colpiscono le cellule tumorali, causandone la morte, e un “ligando”, anche detto “carrier”, ossia una molecola in grado di riconoscere e legarsi alle cellule tumorali. Diversi isotopi e ligandi possono essere combinati per diagnosticare, monitorare o trattare una varietà di differenti tumori. La terapia ha quindi un grado di selettività terapeutica superiore alla chemioterapia e all’immunoterapia.

A oggi la terapia viene utilizzata in 33 Centri sul territorio italiano per il trattamento del tumore neuroendocrino nel tratto gastro-entero-pancreatico (GEP-NET) e a dicembre scorso la Commissione Europea ha approvato la prima terapia con radioligando per il trattamento del carcinoma prostatico progressivo metastatico resistente alla castrazione e PSMA-positivo.Numerosi sono gli studi clinici che stanno investigando l’efficacia della RLT in diversi tipi di tumore, come quello del seno, pancreas, polmoni.

La terapia con radioligandi rappresenta un’evoluzione della medicina nucleare e un nuovo modello di medicina personalizzata che combina diagnostica e terapia, ovvero la teragnostica. La medesima e peculiare capacità di mirare selettivamente lo specifico ligando espresso dalle cellule cancerose, viene usato anche nella diagnostica per immagini di precisione: ciò permette ai medici di individuare le cellule tumorali, scegliere le terapie personalizzate e monitorare i progressi della terapia.

“L’utilizzo dei radioligandi in ambito diagnostico - conclude Elena Sirtori Direttore medico AAA, a Novartis Company - permette di migliorare la selezione del paziente e rendere così più efficace la terapia. La pipeline su cui siamo impegnati, prevede uno sviluppo delle due applicazioni diagnostica e terapeutica su differenti neoplasie. La costruzione di sempre nuove molecole-carrier in grado di agire su specifici target cellulari, assieme all’identificazione di ulteriori coppie di radioisotopi diagnostici e terapeutici, consentirà di ottenere farmaci capaci di migliorare diagnosi e terapia per i pazienti”.

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