(ANSA) - ROMA, 10 FEB - In Italia il tumore del colon-retto è il secondo più frequente dopo quello della mammella, con 48.100 casi nel 2022, ovvero +4.400 in 2 anni. Una vera "epidemia", eppure 7 persone su 10 non aderiscono allo screening e non eseguono il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, che il sistema sanitario offre gratuitamente ogni due anni a tutti i 50-69enni. Per questo l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) lancia un grande progetto di sensibilizzazione per migliorare l'adesione al test, che partirà nelle prossime settimane. Saranno realizzati spot, opuscoli, una campagna social ed è previsto il coinvolgimento delle farmacie.
L'annuncio viene dal Convegno Aiom sulle neoplasie gastrointestinali, al via a Padova.
È dimostrato che il test per la ricerca del sangue occulto è in grado di ridurre la mortalità di circa il 30%. Non solo.
Proprio questa neoplasia, in epoca prepandemica, è stata l'esempio dell'efficacia dei programmi di prevenzione: nel 2020, i tassi di incidenza erano in diminuzione del 20% rispetto al picco del 2013. Ma lo stop agli screening durante la pandemia ha vanificato i risultati ottenuti. Oggi, afferma il presidente Aiom Saverio Cinieri, "assistiamo ad un'epidemia di nuove diagnosi. Al Nord il 45% dei cittadini esegue il test del sangue occulto, al Centro il 31%, al Sud soltanto il 10%. Inoltre, solo 5 Regioni superano il target del 50% di adesione: Veneto (quasi al 70%), Trentino, Valle d'Aosta, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia". Anche per questa neoplasia, spiega, cruciale è l'oncologia di precisione, che definisce le caratteristiche molecolari che ci aiutano a stabilire la cura più efficace per il singolo paziente. La prevenzione è però prioritaria: "Nel 90% dei casi- spiega Sara Lonardi, direttore Oncologia 3 all'Istituto Oncologico Veneto Irccs di Padova - questo tumore si sviluppa da lesioni precancerose. Per questo lo screening è così efficace: ci permette di rimuovere i polipi prima che diventino neoplastici". Ma un grande peso hanno anche gli stili di vita. Tra i fattori di rischio, conclude Filippo Pietrantonio dell'Oncologia Gastroenterologica all'Istituto Nazionale Tumori di Milano, "rientrano gli stili di vita scorretti, in particolare sedentarietà, fumo, sovrappeso, obesità, consumo eccessivo di farine e zuccheri raffinati, carni rosse, alcol ed insaccati e ridotta assunzione di fibre vegetali". (ANSA).