Con circa 36.000 nuovi casi l'anno in Italia, il cancro della prostata è il tumore più diffuso nella popolazione maschile e un uomo su 8 lo sviluppa nel corso della vita. Nonostante l'incidenza elevata, il rischio di morte è molto più basso rispetto a altri tumori. Tuttavia c'è un bisogno insoddisfatto di cure per le forme resistenti. Nonostante i progressi nelle terapie, infatti, in chi sviluppa una forma metastatica, molti non sopravvivono oltre i 5 anni. Ma per questi pazienti sono in arrivo nuove terapie, tra cui quelle con radioligandi, ovvero basate sul rilascio di radiazioni direttamente nelle cellule tumorali.
I sintomi iniziali del tumore alla prostata sono spesso del tutto assenti. Quando il tumore inizia a crescere di dimensione possono comparire i primi fastidi simili a quelli dell'ipertrofia prostatica benigna: difficoltà ad iniziare la minzione, necessità di urinare spesso, dolore quando si urina. Per questo il tumore prostatico viene in genere scoperto tramite esami del sangue, come la misurazione del PSA(antigene prostatico specifico), ed è confermato tramite visita urologica e successiva biopsia. "La maggior parte delle diagnosi avviene in persone con oltre 65 anni. Tra i fattori di rischio - spiega Sergio Bracarda, presidente Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) - vi è l'avere parenti stretti che abbiano sviluppato la malattia in età giovanile ma anche obesità, sedentarietà e un'alimentazione ricca di grassi saturi, in particolare carne rossa".
Il carcinoma della prostata può dare luogo a metastasi, che in genere colpiscono a ossa e linfonodi o, meno frequentemente, polmoni e fegato. "Nella fase iniziale - prosegue Bracarda - la malattia è ormono-sensibile, cioè risponde ai primi trattamenti ormonali usati per ridurre i livelli di testosterone e androgeni. Ma al momento dello sviluppo di resistenza ai primi trattamenti, viene definita resistente alla castrazione: in questi casi, per colpirla sono oggi disponibili altri farmaci, tra cui quelli a bersaglio molecolare e i radiofarmaci".
Nel 2020 in Europa si sono verificati oltre 473.000 casi di tumore alla protesta, con 108.000 decessi. "I pazienti con carcinoma prostatico metastatico - spiega Elena Sirtori, direttore medico di AAA (Advanced Accelerator Applications) Italia, azienda del Gruppo Novartis - hanno circa 3 probabilità su 10 di sopravvivere a 5 anni, questo indica un elevato bisogno insoddisfatto di cure. Novartis ha per questo investito in una nuova terapia con radioligandi, che utilizza in modo mirato un radiofarmaco in grado di colpire in modo molto selettivo le cellule tumorali, grazie a un meccanismo d'azione nuovo, che supera le resistenze indotte dai farmaci precedentemente utilizzati dal paziente".
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