Per la prima volta al mondo, una nuova tecnica Car-T sperimentale e modificata, basata sull'editing del genoma, è stata utilizzata in una bambina di 13 anni, Alyssa, per trattare la leucemia linfoblastica acuta resistente da cui era affetta. La piccola ha avuto una remissione della malattia e, dopo aver ricevuto anche un trapianto di midollo, a distanza di 6 mesi le sue condizioni sono buone. L'intervento è stato eseguito in Gran Bretagna al Great Ormond Street Hospital for Children (Gosh) in collaborazione con lo University College London (Ucl). I risultati sono stati presentati dai ricercatori Ucl e dai medici al congresso della Società americana di ematologia (Ash) a New Orleans.
Ad Alyssa, che vive a Leicester con la famiglia, è stata diagnosticata la leucemia linfoblastica acuta a cellule T nel 2021. È stata trattata con tutte le attuali terapie convenzionali, inclusa la chemioterapia e un trapianto di midollo osseo, ma sfortunatamente la malattia è tornata e non c'erano ulteriori opzioni di trattamento. Alyssa è stata quindi la prima paziente ad essere arruolata nella sperimentazione clinica TvT e nel maggio 2022 è stata ammessa all'Unità di trapianto di midollo osseo del Gosh, per ricevere cellule Car-T "universali" che erano state ottenute da un paziente sano donatore volontario. Queste cellule sono state modificate utilizzando una nuova tecnologia di editing genetico, progettata e sviluppata da un team di ricercatori dell'Ucl, guidato dal professor Waseem Qasim. Le cellule sono state quindi dotate di un recettore dell'antigene chimerico (Car) per consentire loro di dare la caccia e uccidere le cellule T cancerose senza attaccarsi a vicenda. Solo 28 giorni dopo, Alyssa era in remissione e ha ricevuto un secondo trapianto di midollo osseo per ripristinare il suo sistema immunitario. Ora, sei mesi dopo, sta bene e sta recuperando a casa. Senza questo trattamento sperimentale, l'unica opzione per Alyssa erano le cure palliative.
Si è trattato di un intervento complesso: le Car-T sono cellule prelevate dal paziente o da altro donatore e ingegnerizzate in laboratorio per riconoscere e uccidere le cellule cancerose una volta reinfuse nel paziente. Per il tipo di leucemia che ha colpito Alyssa, però, le cellule T del sistema immunitario reingegnerizzate finivano per attaccarsi tra loro durante la fase di produzione in laboratorio, in una sorta di 'fuoco amico'. Per questo si sono rese necessarie varie modifiche del Dna: dalle cellule T del donatore sono state rimossi tutti i recettori in modo da renderle 'universali' ed è stata anche rimossa la proteina Cd7 che le identificava come cellule T; senza tale passaggio, le cellule T riprogrammate per uccidere altre cellule avrebbero finito per distruggersi anche tra loro. Infine sono state arricchite con l'antigene chimerico che consente di riconoscere le cellule cancerose nemiche. Tutte queste modifiche sono state appunto ottenute con l'editing genetico, che permette di modificare le singole 'lettere' del Dna in modo più preciso e con meno rischi di effetti sui cromosomi rispetto alla precedente tecnica Crispr, che prevede 'tagli' più ampi con la 'rottura' del Dna attraverso delle forbici molecolari. Alyssa è stata sin dall'inizio pronta ed entusiasta di entrare in questa sperimentazione: "Se lo farò, aumenteranno le conoscenze e questo aiuterà altre persone, quindi lo farò", erano state le sue parole. Ora Alyssa, pur dovendo essere strettamente monitorata dai medici, si prepara anche a tornare a scuola. La storia di Alyssa, afferma il professor Qasim, "dimostra come si possano legare le tecnologie più sofisticate di laboratorio a risultati concreti per i pazienti. E ulteriori applicazioni per altri tipi di leucemia - ha annunciato - saranno presentate nel 2023".
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