Cala il numero dei piccoli punti nascita in Italia ma ancora uno su 3 nel 2021 effettuava meno di 500 parti l'anno, soglia minima indicata per garantire la necessaria sicurezza. I tagli cesarei in Italia sono calati dal 25% nel 2015 al 22% nel 2021, senza subire particolari effetti dalla pandemia Covid, ma la percentuale è ancora alta e presenta grande diversità tra regioni, "con uno spiccato gradiente Nord-Sud". E' quanto emerge dai risultati del Programma Nazionale Esiti (Pne), presentato dall'Agenzia Salute dall'Agenzia Nazionale dei Servizi Sanitari regionali.
Nel 2021 si sono registrati 398.506 ricoveri per parto. A fronte della contrazione delle nascite registrata negli ultimi anni, si è leggermente ridotto anche il numero di punti nascita, da 475 nel 2019 a 442 nel 2021. Tuttavia, la distribuzione dei ricoveri per parto rimane frammentata: nel 2021, infatti, 137 punti nascita (31%) non hanno superato la soglia dei 500 parti, mentre solo 142 si sono posizionati oltre il parametro standard dei 1.000 parti (pari al 63% del totale ).
Il parto con taglio cesareo, se vede una percentuale molto diminuita rispetto al 40% nei primi anni duemila, resta sopra la soglia del 10-15% che secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre e per il bambino. La proporzione di parti vaginali eseguiti in donne che hanno già partorito con cesareo è ancora bassa e l'incremento nel tempo contenuto: la media nel 2021 è del 10,7% ma è sotto il 10% in molte regioni meridionali.