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Covid, il vaccino dimezza il rischio di reinfezione

(ANSA) - ROMA, 24 NOV - I vaccini dimezzano il rischio di reinfezione da virus SarsCoV2: lo indica la meta-analisi sui dati di oltre 18 milioni di pazienti pubblicata sulla rivista Frontiers in Medicine e coordinata dall'epidemiologo Lamberto Manzoli, direttore della Scuola di Sanità Pubblica e Igiene dell'Università di Bologna.
    La revisione, condotta con le università di Ferrara e Sapienza di Roma, indica inootre che, anche nel caso di una seconda infezione, tra i vaccinati è dimezzata la possibilità di sviluppare una forma grave della malattia. "I risultati che abbiamo ottenuto confermano che, tra i guariti, chi ha ricevuto due o tre dosi di vaccino ha un rischio di reinfezione tra il 50% e il 60% minore rispetto a chi non è vaccinato", osservaManzoli. "Considerando che le persone guarite sono ormai centinaia di milioni in tutto il mondo, e 23 milioni solo in Italia, questi risultati appaiono particolarmente positivi, e forniscono informazioni strategiche per le future politiche di controllo della pandemia".
    Gli studiosi hanno valutato diversi aspetti della reinfezione da SarsCoV2, come le differenze tra vaccinati con due e tre dosi, la persistenza della protezione a 12 mesi dall'ultima infezione, la severità e contagiosità delle diverse varianti.
    Sono due i principali risultati emersi: innanzitutto, rispetto alla sola immunità naturale acquisita dopo essere guariti dal coronavirus, la vaccinazione permette di dimezzare il rischio di contrarre nuovamente il virus; inoltre, anche nel caso di una seconda infezione, tra i vaccinati è dimezzata la possibilità di sviluppare una forma grave della malattia.
    Livelli di protezione simili sono stati osservati anche per i vaccinati con una sola dose, anche per Omicron e fino a 12 mesi dall'ultima infezione.
    "Si noti che i vaccini hanno ridotto un rischio fortunatamente già basso: in termini assoluti le reinfezioni possono sembrare preoccupanti, ma i casi di Covid19 grave o mortale tra i guariti sono meno di 1 su 1.000", aggiunge Manzoli. "I risultati possono aiutare a pianificare strategie di immunizzazione per le persone che hanno già contratto il coronavirus". (ANSA).
   

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