E' un tumore raro e poco conosciuto ma spesso letale, il sarcoma di Ewing, che nell'arco di una settimana ha portato alla morte Lorenzo Bastelli, di 14 anni, e la tiktoker Alice di 24 anni, i cui nomi sono stati riportati da tutti quotidiani. "Ogni anno se ne verifica un 1 caso su 1,5 milioni di persone e colpisce principalmente bambini, adolescenti e giovani adulti. Origina nel tessuto connettivo e per affrontarlo serve ancora molta ricerca", spiega Ornella Gonzato, presidente del Trust Paola Gonzato-Rete Sarcoma.
Nell'85% dei casi, il sarcoma di Ewing ha origine nelle ossa e colpisce sia quelle degli arti (femore, omero ed altre ossa) sia quelle del bacino e del torace (pelvi, costole, altre ossa).
La diagnosi in genere avviene dopo parecchi mesi, a causa della difficoltà nel riconoscere i sintomi, aspecifici all'inizio. La sopravvivenza è intorno al 55%, con un valore più alto nel caso di pazienti con malattia localizzata e più basso nei pazienti con malattia metastatica. "Serve ricerca, servono investimenti e collaborazioni sempre più globali tenendo presente che, nei tumori rari, ricerca e clinica sono strettamente interdipendenti". Per migliorare trattamenti ed esiti, nel 2014 è nato il Consorzio EuroEwing finanziato con fondi europei. Uno dei risultati è stato pubblicato su Lancet e riguarda il confronto tra due regimi di chemioterapia, uno utilizzato in Europa, l'altro negli Usa, in pazienti con sarcoma di Ewing. Lo studio è stato condotto per stabilire quale tra i due fosse migliore, in assenza di una definizione di trattamento standard.
Il regime VDC/IE (usato in Usa) è risultato più efficace e meno tossico di quello utilizzato in Europa (VIDE). Questo risultato aiuterà ad assicurare un trattamento uniforme ai pazienti in tutto il mondo", precisa Ornella Gonzato, impegnata a sostenere la ricerca dell'EuroEwing.
Un milione di sterline per un programma di ricerca sullo Ewing è la call lanciata in Gran Bretagna, il mese scorso, dal Bone Cancer Research Trust, la charity dedicata alla ricerca sui tumori ossei. "Una cifra - conclude Gonzato - che indica l'ordine di grandezza degli investimenti necessari a costruire speranza per questi pazienti".
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