(ANSA) - ROMA, 18 NOV - Continuare a lavorare in rete per far fronte alla complessità della malattia, dando valore alla continuità tra ricerca e cura e ribadendo l'importanza della presa in carico multidisciplinare che deve essere garantita a ciascuno: è questo il messaggio arrivato dal workshop "Trials in ALS. Criticalities & Strengths", che ha visto sul tavolo alcuni tra i maggiori esperti italiani di ricerca sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla). Si è trattata di un'importante giornata di studio sulla ricerca clinica per questa patologia, che si è svolta ieri nella sede milanese del Centro Clinico NeMO, il network dei Centri esperti per la cura e la ricerca sulle malattie neurodegenerative e neuromuscolari. L'obiettivo dell'incontro è stato quello di continuare a trasferire competenze per una corretta ed efficace conduzione di una sperimentazione clinica, alla luce delle sfide a cui è chiamata la comunità scientifica oggi, per una patologia per la quale ancora non vi è cura.
A partire da una overview sui trial clinici negli ultimi cinque anni, condotta dal Prof. Vincenzo Silani, già professore dell'Università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di Neuroscienze di Auxologico IRCCS; il dibattito si è focalizzato sugli studi oggi in corso, con la dott.ssa Federica Cerri, referente Area SLA di NeMO Milano; per continuare con l'approfondimento sull'efficacia dei criteri per il disegno e la conduzione di uno studio clinico, stimolato dal Prof. Giuseppe Lauria, Ordinario di Neurologia dell'Università di Milano e direttore scientifico di Fondazione IRCCS, Istituto Neurologico "Carlo Besta"; per concludere, infine, con l'analisi del trial farmacologico in atto sulla molecola Tofersen che coinvolge chi ha una mutazione del gene SOD1, guidata dal Prof.
Mario Sabatelli, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Direttore Clinico del Centro NeMO Roma, area adulti e presidente della Commissione Medico-Scientifica di AISLA onlus. A coordinare i lavori Valeria Sansone, direttore clinico scientifico del Centro NeMO di Milano e professore ordinario dell'Università degli Studi di Milano, che sottolinea come si possa traslare l'esperienza di altre patologie neuromuscolari, per meglio approcciare malattie eterogenee, complesse e progressive come la SLA (ANSA).