Sul fumo e i suoi prodotti "c'è un basso livello di informazione istituzionale e molto fai da te. Ci sarebbe invece bisogno di affrontare questo problema di salute pubblica, il fumo, un problema complesso, in maniera articolata. In modo che anche dalle istituzioni, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, partissero delle indicazioni per fare campagne informative che coinvolgano i medici, le società scientifiche, i pazienti e si mettano a disposizione anche dei finanziamenti per valutare effettivamente l'efficacia di strategie alternative al fumo tradizionale". Lo spiega Francesco Fedele, responsabile Prima Cardiologia del Dipartimento Scienze Cardiovascolari dell'Universita' 'La Sapienza' di Roma, in occasione della presentazione di un'indagine condotta dal Censis, con il contributo di Philip Morris Italia, su un campione di circa 1.300 fumatori italiani dai 18 anni in su, allo scopo di analizzare i livelli di conoscenza e le valutazioni dei fumatori sui prodotti senza combustione, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. "L'obiettivo - aggiunge Fedele - è vedere se realmente queste riducono il danno. In ogni i presupposti di una strategia di prevenzione che non vede soltanto lo stop al fumo ma anche graduazione, la modulazione del rischio e dell'esposizione al rischio credo ci siano tutti". "In altri termini - conclude l'esperto - ben vengano dati come quelli diffusi dal Censis che fanno vedere come sia carente l'informazione da questo punto di vista e relativamente carente anche il ruolo istituzionale in questo problema di salute pubblica".
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