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Le policy, immaginare l'intervento “politico” dello Stato

Ragionare su criteri più allargati nella definizione dei prezzi dei farmaci commercializzati, sostenere la capacità finanziaria delle imprese, e immaginare un intervento “politico” dello Stato, tra Pharma Stategy e Chips Act. Queste le indicazioni di policy che arrivano dal rapporto Nomisma sui farmaci generici. L’aumento delle materie prime necessarie per il packaging, unito al caro energia, ha raggiunto livelli talmente elevati da porre in dubbio, per talune imprese, la convenienza produttiva, a scapito della tenuta delle catene e, potenzialmente, della disponibilità dei prodotti finali”, spiega Lucio Poma, sottolineando che è giunto il momento di ”ragionare su criteri più allargati nella definizione dei prezzi dei farmaci commercializzati, in quanto il costo dei principi attivi rappresenta solo una piccola porzione dei costi necessari per l’immissione di un farmaco sul mercato e la tempistica di 4 anni attualmente individuata per la revisione del prezzo dei prodotti non è compatibile rispetto alla repentina evoluzione dei mercati internazionali". Discontinuità delle forniture e volatilità dei prezzi di materie prime, energia e logistica selezionano la capacità delle imprese di resistere sul mercato anche in base alla loro liquidità e patrimonializzazione – sottolinea ancora Poma -. Per garantire una strategia difensiva alle imprese sarebbe necessario rendere meno rigido il flusso produttivo semplificando di alcune regolamentazioni autorizzative in ambito produttivo”. Rafforzare “la filiera produttiva e rendere più stabile e sicura la catena di approvvigionamento limitandone le interruzioni, rappresenta uno dei pilastri della Strategia farmaceutica per l’Europa che la Commissione ha comunicato al Parlamento europeo il 25 novembre del 2020, ma la questione delle catene di approvvigionamento è tale da esigere livelli di azione innanzitutto a livello nazionale” specifica l’economista, ricordando che “gli incentivi messi a disposizione nell’ultimo anno per le imprese manifatturiere in Italia risultano di difficile accesso per alcuni vincoli relativi agli Aiuti di Stato” e che “in Italia, a differenza di altri Stati membri, taluni incentivi vengono destinati esclusivamente all’innovazione, tralasciando la produzione su larga scala”. Il suggerimento, allora, è trarre ispirazione dal Chips Act, varato dalla Commissione UE a febbraio e recante una importante sul fronte Antitrust, laddove la Commissione lascia intendere che la politica per la concorrenza può risultare “compatibile” con gli aiuti di Stato nel caso di intensa innovazione tecnologica ma anche nel caso in cui la necessità di un bene è tale da ricadere ‘nell’interesse pubblico’ “. 

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