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Abusi sui minori, non riconosciuti in un ospedale su due

Sos abusi sui minori: a causa del gap formativo, non vengono riconosciuti in un ospedale su due. A evidenziare questa grave lacuna, comune alla maggior parte dei paesi europei, Italia compresa, è un'indagine condotta su 148 ospedali di 29 paesi, tra il personale dei pronto soccorso, dove è probabile che i bambini vittime di lesioni a causa di abusi, possano arrivare. La ricerca è stata appena presentata al Congresso europeo di Medicina dell'Emergenza che si è svolto a Berlino. E' in questo scenario che, in vista della Giornata mondiale dei diritti dei bambini il 22 novembre, l'azienda farmaceutica Menarini rilancia il progetto "Facing abuse: emersione e comunicazione negli abusi infantili e adolescenziali".
Il progetto, realizzato con il contributo non condizionante di Menarini e il patrocinio della Società Italiana di Pediatria (SIP), prevede corsi formativi rivolti per la prima volta a giovani medici in formazione delle Scuole di Specializzazione di Pediatria su tutto il territorio nazionale, allo scopo di aiutarli a identificare e riconoscere i segnali di maltrattamento nelle diverse forme. Puntare dunque sulla formazione dei giovani specializzandi, futuri pediatri del Servizio Sanitario Nazionale, per avere un impatto positivo sulla gestione e prevenzione degli abusi sui minori anche nei pronto soccorso degli ospedali, dove nella metà delle strutture gli operatori sanitari dichiarano di non avere strumenti conoscitivi adeguati per identificare i minori vittime di abusi: secondo un rapporto della Polizia di Stato, nel 2021 i reati commessi nel nostro Paese a danno dei minori hanno superato il record di 6mila nuovi casi. Dopo l'incontro a Roma, presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, l'iniziativa proseguirà fino a metà dicembre in altre 8 sedi delle università coinvolte. 

"In Italia non è ancora promossa in maniera incisiva, già a partire dai corsi di laurea, la formazione dei pediatri per riconoscere gli abusi, che generalmente sono caratterizzati da 'segnali' che devono essere decodificati perché le violenze sui minori non sono patologie in cui, costantemente, è presente un sintomo specifico", dichiara Pietro Ferrara, coordinatore del progetto, referente nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) per abusi e maltrattamenti e professore di Pediatria presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma. Si tratta di un'iniziativa quanto mai indispensabile dopo l'emergenza Covid. "La pandemia infatti ha complicato ancora di più le cose - sottolinea Ferrara - e durante le fasi di lockdown, è diventato più difficile intercettare l'abuso a causa del forzato isolamento e anche della ridotta frequenza di accesso ai pronto soccorso pediatrici. A favorire questa escalation anche la sempre più diffusa tendenza dei bambini e dei ragazzi a rifugiarsi nella 'rete' che li ha esposti ancor di più al rischio di adescamenti, abusi sessuali online e cyberbullismo". Il rapporto diffuso della Direzione Centrale Polizia Criminale segnala infatti un aumento dell'8% dei reati a danno di minori dal 2020, quando i casi erano 5.789. Il totale dei reati segnalati sono stati 6.248, per il 64% ai danni di bambine e ragazze e alimentati dalla violenza sessuale, che registra anch'essa un record assoluto con 1.332 casi. Durante i corsi gli specializzandi avranno l'opportunità di ricevere da esperti di comunicazione, tecniche e suggerimenti da applicare quando ci si approccia al minore e alla sua famiglia, per imparare ad interpretare anche la gestualità e il linguaggio non verbale. Per questi giovani medici, conclude Ferrara, "è un'importante occasione di approfondimento e confronto su un tema delicato che mai come oggi richiede una particolare attenzione e preparazione specifica per essere affrontato".
   

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