(ANSA) - ROMA, 21 OTT - I progressi della medicina non si registrano solo in base al numero di pillole prescritte. A volte, per il bene del paziente, è necessario fare marcia indietro rispetto all'eccesso di prescrizione di terapie farmacologiche, sfoltendo la 'polifarmacia', che indica il prendere più di 5-6 medicine al giorno, condizione comune in almeno i due terzi degli anziani. E' il fenomeno del 'Deprescribing' (il 'de-prescrivere'). Se ne parla al congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna Simi e gli esperti sollecitano un'urgente riflessione sul fenomeno.
L'allungamento della vita, rileva la Simi, porta con sé varie conseguenze, come la comparsa di patologie croniche, che spesso si associano in uno stesso paziente. Avere una 'regia' centrale, come quella offerta dal medico internista, mette al riparo i pazienti dai rischi di una 'polifarmacia' troppo affollata, dovuta alla 'collezione' di tante prescrizioni di farmaci diverse, una per ogni specialista consultato, spesso in conflitto tra loro, tanto da provocare interazioni ed effetti indesiderati che possono pregiudicare la sicurezza del paziente.
"Alcuni studi - ricorda Giorgio Sesti, presidente Simi - hanno messo ben in evidenza il fenomeno della polipharmacy e le sue ricadute. A rischio di effetti indesiderati sono soprattutto le persone con una ridotta funzionalità renale, condizione comune tra gli anziani". Uno studio condotto su oltre 5 mila pazienti over 65 del registro REPOSI, ha evidenziato che almeno la metà mostrava una compromissione moderata, il 14% una compromissione funzionale grave e infine il 3% molto grave. Tra i pazienti con ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, coronaropatia e scompenso, all'11% veniva prescritto un dosaggio di farmaci inappropriato rispetto alla funzionalità renale. E nel follow up, una inappropriatezza prescrittiva si associava ad un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause del 50%. "Il 66% dei pazienti adulti assume 5 o più farmaci e un anziano su tre assume oltre 10 farmaci in un anno - rileva Gerardo Mancuso, vicepresidente Simi - provocando un aumento delle cause di ricovero per eventi avversi per interazioni farmacologiche.
De-prescrivere le molecole farmacologiche è una attività che l'internista deve fare in tutti i pazienti, ma soprattutto negli anziani". (ANSA).
Caricamento commenti
Commenta la notizia