Semplificare l'accesso al test per aumentare le diagnosi di epatite C e le persone avviate alle cure, tra chi fa uso di droghe. Questo uno dei progetti vincitori del bando Community Award Program di Gilead Sciences, che vede coinvolta la Fondazione Maraini, con la sua Unità di Strada, il Centro Prima Accoglienza e il Centro Alternativo alla Detenzione.
In passato, interventi chirurgici o trasfusioni rappresentavano i principali veicoli per l'infezione da Hcv, ma oggi grazie all'introduzione di protocolli di sicurezza elevati, le probabilità legate a questi fattori sono ridotte al minimo. Mentre ad aumentare sono state le infezioni causate da manicure, pedicure, tatuaggi e piercing realizzati con strumentazioni non sterili, rapporti sessuali non protetti, condivisione di rasoi e l'uso di droghe iniettabili, che nei Paesi occidentali resta il principale fattore di rischio. Di qui, il progetto "Checkpoint per la micro-eliminazione dell'Hcv tra PWUD (People Who Use Drugs)", uno dei vincitori del Community Award Program, il Bando promosso da Gilead Sciences che premia i migliori progetti proposti da associazioni che dimostrino di avere ricadute positive sulla qualità di vita dei pazienti. Il progetto ha l'obiettivo di aumentare le diagnosi di infezione da Hcv e il numero di persone avviate alle terapie, ma anche dare sostegno a chi presenta malattie croniche del fegato e utilizzare la cura dell'epatite C come spinta alla riabilitazione dalle dipendenze. A realizzarlo, la Fondazione Villa Maraini, attiva dal 1976 nell'assistenza a persone con dipendenze e che punta sull'aiuto di operatori che hanno vissuto in prima persona questi problemi. La strategia consiste nella riduzione del danno, ovvero arginare la diffusione di malattie infettive tra chi usa droga, attraverso tre pratiche: la somministrazione di terapia sostitutiva per la dipendenza da oppiacei, la distribuzione di materiale sterile gratuito e informazioni sulla riduzione dei comportamenti a rischio.
L'infezione dell'epatite C "rimane a lungo silente e quindi chi è infetto senza saperlo può essere veicolo di contagio per anni. Se vogliamo debellarla dobbiamo agire con campagne mirate, sia sulle popolazioni più a rischio sia nella popolazione generale", sottolinea Alessandra Mangia, responsabile dell'Unità di Epatologia dell'Irccs Casa sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, in Puglia. Per far emergere il sommerso, Gilead ha lanciato la campagna C come Curabile (www.ccomecurabile.it).
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