(ANSA) - ROMA, 26 LUG - Circa un terzo dei tumori del colon-retto, anche quelli più aggressivi e che non rispondono alle terapie a bersaglio molecolare oggi in uso, potrebbero trovare beneficio dall'impiego di farmaci mirati ai meccanismi di risposta al danno del Dna all'interno delle cellule tumorali.
È quanto emerge da una ricerca dell'IRCCS di Candiolo (TO) pubblicata su Clinical Cancer Research, rivista dell'American Academy of Cancer Research.
Tutte le cellule sono dotati di meccanismi che riparano il Dna quando questo viene danneggiato da stress esterni come quelli dovuti a sostanze chimiche o agenti fisici. "Questo processo è ancora più importante nei tumori, dove alcuni di questi sistemi di riparazione del Dna sono difettosi ed è perciò indispensabile che quelli ancora funzionanti possano portare avanti la loro attività per permettere al tumore di 'sopravvivere'", spiega Sabrina Arena, tra gli autori dello studio. "Tali sistemi conferiscono ai tumori una maggiore aggressività ma si possono rivelare un 'tallone d'Achille' e un ottimo bersaglio molecolare, perché se vengono zittiti le cellule tumorali soccombono ai danni al Dna".
Partendo da questo dato, i ricercatori hanno effettuato uno screening farmacologico utilizzando principi attivi mirati contro proteine coinvolte nei sistemi di riparazione del Dna. "I dati mostrano che circa il 30% dei casi, inclusi quelli refrattari alle attuali terapie, potrebbe rispondere ad almeno uno di questi farmaci di nuova generazione", aggiunge Alberto Bardelli, coautore dello studio. "È importante sviluppare nuove metodologie diagnostiche che consentano di identificare chi potrebbe beneficiare di questo tipo di terapie, per le quali sono già in corso studi clinici per dimostrarne la reale efficacia sui pazienti", conclude Bardelli.
La ricerca è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro (FPRC) e della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro. (ANSA).