(ANSA) - ROMA, 14 LUG - Usare cellule geneticamente modificate come un cavallo di Troia che, una volta giunto vicino alle cellule tumorali, rilascia sostanze in grado di attivare il sistema immunitario contro il glioblastoma, fino a bloccare la malattia. È la strategia sperimentata con successo su un modello animale da ricercatori dell'Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) di Milano e illustrata in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine.
Il glioblastoma multiforme è il tumore cerebrale più comune e aggressivo negli adulti. "Da parecchi anni lavoriamo allo sviluppo di una strategia di immuno-terapia genica mirata ai tumori", spiega il coordinatore dello studio e direttore di SR-Tiget Luigi Naldini. La strategia prevede di modificare geneticamente le cellule staminali che danno origine a tutte le cellule del sangue. La modifica fa sì che una particolare famiglia di cellule figlie, i monociti, esprimano delle molecole immunostimolanti, in particolare interferone alfa e interleuchina 12. "In fase di crescita il tumore richiama spontaneamente i monociti e i macrofagi, che in questo caso vengono utilizzati come una sorta di 'cavallo di Troia', rilasciando in loco interferone alfa e interleuchina 12", continua Naldini. Per rendere più sicuro ed efficace questo approccio, i ricercatori hanno inoltre ideato una tecnica che consente di attivare il rilascio delle sostanze soltanto quando si assume un farmaco.
I test effettuati su topi da laboratorio affetti da una forma di glioblastoma molto aggressiva e simile alla malattia umana hanno dato ottimi risultati: la terapia si è dimostrata in grado di riprogrammare le cellule immunitarie che aggrediscono il glioblastoma accentuando le caratteristiche anti-tumorali; inoltre il trattamento fa scomparire alcune cellule immunitarie che agiscono in favore del tumore.
"La riduzione della massa tumorale e l'aumento della sopravvivenza a lungo termine nei modelli sperimentali della malattia sono significativi. In alcuni casi abbiamo potuto osservare la scomparsa totale del glioblastoma e lo sviluppo di una memoria immunitaria anti-tumorale", ha detto il primo autore dello studio Filippo Birocchi.
La ricerca è stata sostenuta da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. (ANSA).