Martedì 19 Novembre 2024

Staminali scomparse: test su 200 campioni, risultati buoni

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(ANSA) - ROMA, 14 LUG - Oltre 200 test sul materiale biologico conservato presso la Famicord a Varsavia hanno accertato che le cellule staminali di oltre 300mila bambini europei, di cui 15 mila italiani - contenute nei tank trasferiti dalla Svizzera in Polonia nel luglio 2019 a causa dei problemi finanziari di Cryo Save, società di crioconservazione poi fallita - non sono state danneggiate e corrispondono al Dna dei donatori. A riferirlo all'ANSA sono gli avvocati Massimiliano Seregni e Raffaella Di Castro che si sono occupati della vicenda in rappresentanza di migliaia di genitori, creando anche un sito internet, www.genitoristaminali.it, dove si trova il resoconto dell'attività svolta.
    "L'obiettivo dei test - spiega Seregni - era quello di accertare se effettivamente il materiale biologico si trovava in uno stato di vitalità compatibile con il processo di conservazione e quindi escludere che quanto accaduto alla Cryo Save avesse compromesso lo stato di vitalità delle cellule staminali conservate. Il secondo obiettivo era la verifica se il materiale contenuto all'interno delle sacche corrispondesse realmente a quello del legittimo proprietario: per fare questo abbiamo organizzato test scientifici di verifica del materiale.
    Abbiamo eseguito circa 200 test, che coprono comunque tutti i vari anni di conservazione di Cryo Save: dato che i tank con le cellule sono oltre 50, un eventuale evento di surriscaldamento avrebbe comunque interessato uno di quelli verificati. Oltre a quello c'è stato anche il confronto con le autorità mediche di controllo della Swissmedic e i responsabili del laboratorio che hanno confermato e dato elementi ulteriori a conforto del fatto che nella conservazione venivano seguite le procedure corrette".
    Le famiglie avevano affidato le cellule staminali per la crioconservazione per 20 anni pagando un corrispettivo di circa duemila euro; in Italia non è consentita la raccolta e la conservazione del sangue cordonale per i propri congiunti, ma solo la loro eventuale esportazione presso strutture all'estero; è permesso invece il cosiddetto uso allogenico, presso strutture pubbliche specifiche, da donatori compatibili. "Adesso - conclude Seregni - dopo un lungo percorso, anche a causa del Covid, i genitori hanno tutti gli elementi per poter valutare se proseguire o meno la conservazione nella consapevolezza che comunque il materiale è stato conservato in modo corretto".
    (ANSA).
   

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