Un numero di contagi cento volte superiore rispetto alla stessa settimana di luglio dello scorso anno che si riflette anche sul fronte ospedaliero, poiché le persone ricoverate oggi sono quattro volte di più di un anno fa. Cresce dunque la pressione della nuova ondata sulle strutture sanitarie, al punto che "in tutta Italia esplodono i pronto soccorso a causa del Covid". A lanciare l'allarme è Enrico Coscioni, il presidente dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Tanto che il ministero della Salute con una circolare sollecita le Regioni nelle prossime settimane ad "adeguare l'ampliamento dei posti letto di Area Medica e in Terapia Intensiva dedicati al Covid" e prevedere "la corretta e tempestiva presa in carico dei pazienti affetti da malattia da SARS-CoV-2 in relazione alle specifiche necessità assistenziali, con particolare riferimento alle categorie più fragili".
Dal canto suo l'Ema annuncia di essere al lavoro per l'approvazione "a settembre" dei nuovi vaccini modificati: "I dati preliminari degli studi clinici indicano che i vaccini mRNA adattati che incorporano un ceppo di Omicron possono aumentare ed estendere la protezione, se usati come booster", spiega il responsabile della strategia per i vaccini dell'Agenzia europea per i medicinali, Marco Cavaleri. Avvertendo inoltre che se i tassi di infezione dovessero aumentare "anche le persone tra 60 e 79 anni e quelle vulnerabili di qualsiasi età dovrebbero ricevere una seconda dose booster". Un orientamento su cui anche le istituzioni italiane stanno riflettendo.
Intanto in Italia l'Agenas nella sua analisi rileva una crescita di un punto in 24 ore della percentuale di posti nei reparti ospedalieri di area non critica occupati da pazienti Covid, arrivando al 13%. Resta stabile al 4%, dopo l'aumento segnalato ieri, la percentuale delle terapie intensive occupate. Entrambi i parametri erano al 2%, esattamente un anno fa. Il virus prosegue dunque la sua corsa, trascinandosi dietro non solo la crescita di pazienti ospedalizzati e in intensiva ma anche i deceduti. Secondo il monitoraggio della Fondazione Gimbe, dal 29 giugno al 5 luglio, i ricoveri con sintomi sono stati 8.003 rispetto a 6.035 della settimana precedente, ovvero il 32,6% in più, e le terapie intensive 323 rispetto a 237, con un amento del 36,3%. A crescere del 18% sono anche i decessi: 464 rispetto a 392. Per il presidente Gimbe Nino Cartabellotta "esistono reali motivi di preoccupazione" anche perché "l'occupazione dei posti letto è destinata ad aumentare nelle prossime settimane". Sempre nell'arco di 7 giorni i casi in Italia sono stati quasi 600mila (595.349), in crescita del 55%, un incremento diffuso in tutte le regioni. "L'aumento settimanale per la terza settimana consecutiva supera il 50%, con un tempo di raddoppio di 10 giorni", spiega Cartabellotta.
Anche il livello dei contagi quotidiani si conferma elevato: 107.240 i nuovi positivi in 24 ore, secondo il Ministero della Salute (ieri 107.786), rilevati per mezzo di 378.250 tamponi, con il tasso di positività al 28,35%, stabile. Le vittime sono 94, in aumento rispetto alle 72 di ieri. Nelle terapie intensive ci sono 343 pazienti, in crescita di 18, e 8.552, ovvero 332 in più di ieri, quelli ricoverati nei reparti ordinari. I nuovi positivi si moltiplicano anche negli altri Paesi: dal 27 giugno al 3 luglio ne sono stati segnalati oltre 4,6 milioni nel mondo, di questi 2,4 milioni solo in Europa. I decessi sono stati 8.100, in calo del 12%, secondo il nuovo bollettino settimanale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). L' Europa occidentale torna così tutta in rosso scuro nella nuova mappa del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc): solo Vallonia (Belgio), parte dell'Irlanda, della Slovenia e della Croazia sono in un rosso più chiaro.
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